Michele Pezza a Napoli per il 211º anniversario della morte di Fra’ Diavolo

Di Orario Ruggieri.

Sabato 11 novembre, alle ore 17,30, in Piazza Mercato, a Napoli, in occasione del 211° anniversario dellla morte, sarà commemorata la figura di Michele Pezza, meglio conosciuto come “Fra’ Diavolo”, colonnello e duca di Cassano allo Ionio, catturato dai francesi a Baronissi ed impiccato proprio in Piazza Mercato. L’evento, organizzato dall’Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro, diretta da Claudio Saltarelli, vedrà la partecipazione dell’Associazione culturale neoborbonici attivisti, dell’Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie e di alcuni studiosi della storia napoletana, tra cui Vincenzo Gulì, Giancarlo Rinaldi ed Alfredo Saccoccio, ritenuto il biografo più attendibile sul legittimista di Terra di Lavoro, uno straordinario personaggio che ha fatto parlare di sè e fa parlare ancora oggi, sotto tutti i profili, un grande partigiano che lottava per la propria terra, il Sud d’Italia, contro gli invasori francesi, conducendo un’aspra guerriglia.

E’ da un quarantennio che lo storico Saccoccio analizza e valuta la rilevanza di quel vasto movimento insurrezionale del reame di Napoli, che ebbe un carattere politico-religioso degno di attenzione. Per il ricercatore itrano, “occorre che la figura del Pezza, una delle più originali individualità del nostro passato politico-militare, dalla tumultuosa, vorticosa vicenda umana, segnata da un umiliante stigma “nigro lapillo”, sia riaccreditata pienamente e mondata di colpa, restituendo al temuto e famoso capomassa i suoi lineamenti storici, sfrondando la sua immagine da costruzioni fantastiche e da deformazioni, ad opera dei rivoluzionari e dei proscritti e di autori parziali e passionali, quali Cuoco e Colletta, seguiti dal Bocca, che hanno alterata la visione della realtà adulando il vincitore e calunniando il perdente, che pure aveva spento tante vite francesi e che fu un terribile “martello” contro i napoleonici.E’ ora che la storia trionfi sulla leggenda oscura, tragicamente tenebrosa, che adombra e avvolge ancora la fama di un soldato sfortunato, colpevole soltanto di aver mancato il successo finale. In quell’ora di follìa collettiva, cagionata dal grande rivolgimento sociale, la cronaca fu scritta, come sempre, dai vincitori e, quindi, servì poi a fabbricare la pseudostoria che ancora si insegna nelle nostre scuole, per screditare l’antica sovranità borbonica.

Dovrà liberarsi il personaggio, che ha lasciato un segno indelebile nella fantasia storica, dalla truce aureola di violenze che lo circonda e da tutte le odiosità accumulate su di lui dalle animosità partigiane e dalla leggenda. Per questo, bisogna fare un attento, severo esame dei tempi e poi giudicarlo serenamente, scevri da rancori politici, da livori”, come fece il grande Victor-Marie Hugo, che, conquistato dal suo coraggio, dal suo valore e dalla sua abnegazione, deplorò che la storia esitasse sul colonnello borbonico, verso cui ebbe sempre una fervida ammirazione, usando eque e generose parole e rompendo le trame ordite da libri, da “pamphlets” e da giornali prezzolati, fatti stampare dal Paese dominante, a scapito della vera storia. Strumenti, questi, di cui usufruiva l’imperatore Napoleone Bonaparte per attuare i suoi disegni di conquista, grazie a mestatori che cercavano la maniera migliore per far fortuna, uomini voracissimi e ladri, che rubavano a man bassa”.

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