di Emanuela Vecchio
Ricorre oggi, 1° dicembre, la Giornata mondiale contro l’AIDS, malattia che dal 1991 ha portato alla morte di 25 milioni di persone: una ricorrenza istituita nel 1998 al summit mondiale dei ministri della sanità e dalle associazioni di tutto il mondo in memoria delle vittime che questa malattia ha causato.
L’obiettivo era, inoltre, quello di educare l’opinione pubblica su questa infezione terminale.
Nel 70 per cento dei casi i malati sono uomini, età media 40 anni, sfortunatamente scoprono di essere affetti da questa malattia dopo anni, quando il virus ha già colpito il sistema immunitario. Se prima una persona affetta da AIDS riusciva a vivere per circa sei mesi ora con l’avanzare degli anni, con lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica si è contribuito enormemente al rallentamento dei sintomi della malattia. Allo stesso tempo però, non bisogna essere sicuri del fatto che questo non possa accadere, poiché è un rischio che corrono tutti coloro che non utilizzano le giuste precauzioni.
Come ha detto l’attrice Brande Roderik “le sfide che attendono l’HIV e l’AIDS sono sempre più complesse e mature, e noi non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e dire ‘non può succedere a me’”.