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A Formia incontro con Padre Roberto Sardelli

Sacerdote, maestro e scrittore vicino ai più umili, si è battuto per il riscatto esistenziale e morale dei baraccati di Roma, dopo essersi avvicinato alla pedagogia di Don Lorenzo Milani.
Impegnato per un rinnovamento morale e materiale della vita politica e sociale italiana, si è preso cura per lungo tempo di malati di Aids e si è inoltre occupato di danza praticando il flamenco tra i popoli rom e sinti dell’Andalusia. Nato a Pontecorvo, nella bassa Ciociaria, nel 1935, Padre Roberto Sardelli, sarà ospite di un importante incontro con i ragazzi della cooperativa sociale “Programma 101” onlus.
L’evento, aperto al pubblico, avverrà domani, sabato 23 agosto, alle 16.30, presso la Sala “Antonio Sicurezza” del Palazzo Municipale di Formia; un’occasione per conoscere dalla sua voce diretta e dalla sua infaticabile memoria l’esempio di una vita spesa per gli altri, per gli “ultimi”. Saranno le sue labbra e i suoi occhi a rievocare la battaglia a San Policarpo, per la fondazione della “Scuola 725” nelle baracche dell’Acquedotto Felice. Autore del libro “Non tacere” e del successivo omonimo documentario del 2005, realizzato con la collaborazione del regista Fabio Grimaldi e della casa di produzione cinematografica “Blue Film“.
Organizzato nell’ambito degli incontri del “Campo anti-mafia” promossi durante tutta l’estate, nei comuni di Formia e Gaeta, con il supporto delle rispettive amministrazioni ed altre associazioni, quello di domani si presenterà come un momento di incontro e confronto, proprio per recepire consigli e lezioni di vita da Padre Roberto Sardelli, presbitero e scrittore italiano che ha cominciato dai “preti operai” in Francia, per poi diventare anche editorialista di “Paese Sera”, “L’Unità” e “Liberazione” oltre che collaboratore di molte riviste del mondo cattolico, si dedicò, nel 1982, anche alla fondazione e direzione dello “Studio Flamenco”, per un approccio adeguato alla realtà rom, seguendo le tracce della danza. Medesima la dedizione di Padre Sardelli, che dal 1989 al 1998 seguì negli ospedali la vicenda tragica degli ammalati di Aids. Sarà un incontro insomma con lo spirito di un uomo che, dopo la presentazione del suo ultimo libro “Vita di Borgata”, nel quale racchiude tutte le sue esperienze, diceva “noi avevamo una grande dignità perchè eravamo ricchi di speranza e desiderosi di far vincere l’uguaglianza”.

redazione

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