È il primo in assoluto nel Lazio e sarà realizzato a Latina. I mutamenti climatici e la scarsità delle precipitazioni piovose devono indurre a un uso razionale delle risorse idriche e la tecnologia deve essere di supporto al mondo agricolo, integrando i sistemi di irrigazione e individuando nuove, diverse fonti di approvvigionamento. La Regione Lazio ha approvato e finanziato – dietro le pressanti sollecitazioni della dirigenza del consorzio di bonifica Agro Pontino, che ha tenacemente perorato la causa nella convinzione della strategicità dell’opera – il completamento dei lavori di realizzazione del primo impianto per il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue provenienti da tre impianti di depurazione situati a Latina e Sermoneta. La sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Regione, Consorzio di Bonifica, Provincia, Comuni di Latina e Sermoneta, Acqualatina e Arpa risale a 15 anni fa. L’opera, una delle prime nel Paese per portata delle acque reflue che verranno riutilizzate in agricoltura, nonché per la complessità della rete irrigua che alimenterà, integrerà le risorse idriche necessarie al distretto irriguo della Centrale Piegale ricadente tra Latina, Sermoneta e Cisterna. “Un distretto – spiega Natalino Corbo, direttore dell’Agro Pontino – che serve una superficie irrigua di 3.400 ettari all’interno della quale operano 1.200 aziende agricole che producono in prevalenza il kiwi igp e ortaggi in serra destinati, per la gran parte, alle industrie agroalimentari di confezionamento anche esse ubicate nella piana pontina”. L’entrata in funzione del primo lotto funzionale è prevista entro la fine dell’anno in corso, con una produzione idrica di 60 litri al secondo provenienti dai depuratori civili di Latina Scalo e Carraro Ponte Nuovo, Sermoneta, per poi essere integrati, a lavori ultimati, da altri 200 litri al secondo provenienti dal depuratore di Latina Est. L’opera è composta da un collettore in pressione che raccoglie le acque reflue depurate dai tre impianti e le convoglia alla centrale di sollevamento del Piegale. I lavori, fermi dal 2013 a causa di atti vandalici e per mancanza delle risorse finanziarie necessarie al completamento, sono ripresi la scorsa settimana. La loro ultimazione è prevista per metà 2019. L’impoverimento della sorgente del Ninfa, che la scorsa estate ha comportato la chiusura dell’impianto del Piegale, ha causato la drastica riduzione dei quantitativi idrici originariamente previsti in dotazione all’impianto di irrigazione, con gravi danni per le attività agricole, minando persino la sopravvivenza dell’oasi naturale di Ninfa. Il completamento dell’intervento garantirà un incremento di portata complessivo di 250 litri al secondo, necessari all’ottimale funzionamento della rete di irrigazione del Piegale e fungerà da preziosa riserva idrica per i periodi di magra o per fronteggiare i picchi di massima richiesta delle aziende agricole. Un impianto di sanificazione, tecnologicamente avanzato, abbatterà la carica batterica delle acque del 99.99% grazie a un sistema di trattamento a raggi ultravioletti, previa filtrazione. Il sistema di trattamento è dotato di un apparato di monitoraggio costante dei parametri di natura chimico-fisica e qualitativa delle acque reflue che, qualora i valori risultassero fuori norma, è in grado di interrompere in automatico il flusso delle acque. “Latina all’avanguardia nell’adeguamento dei sistemi di irrigazione ai cambiamenti climatici che, come la scorsa estate, causano sempre più spesso condizioni di siccità estrema. Con l’entrata in funzione dell’impianto – conclude Corbo – metteremo le aziende agricole del distretto al riparo da ogni eventuale criticità, garantendo la regolarità degli approvvigionamenti idrici necessari alle coltivazioni anche in concomitanza di stagioni gravemente siccitose. L’opera, tecnologicamente innovativa, favorirà un uso più consapevole dell’acqua idrica, la sostenibilità ambientale delle attività agricole e il mantenimento del reddito”.