A spasso nel Golfo… e oltre: la Grotta di Tiberio (FOTO)

Passeggiando nel territorio pontino, lungo la cosiddetta Riviera di Ulisse, ci si trova dinanzi ad un suggestivo paesaggio costiero, che non ha lasciato indifferenti neppure i più celebri narratori dell’antichità: da Virgilio a Omero, da Tacito a Svetonio.
Infatti, per la loro bellezza e salubrità, i borghi bagnati dal Mar Tirreno centrale, sono apprezzati da millenni e scelti come luoghi per dimorare e villeggiare dai tempi dell’Antica Roma. Imperatori e consoli realizzarono ed arricchirono il litorale con ville, piscine e giardini pensili spesso sfruttando le naturali cavità della costa.
Tra gli insediamenti più celebri e tutt’ora ammirevoli e degni di lode, vi è senza alcun dubbio la Grotta di Tiberio, tra il Golfo di Gaeta ed i monti di Fondi, a Sperlonga, appartenente al noto imperatore romano, vissuto a cavallo della nascita di Cristo.
Non a caso, il nome stesso del borgo deriva dalla presenza di grotte e cavità, anticamente dette “speluncae”.
Secondo la tradizione, come narrano gli Annali di Tacito, nel XXVI d.C., durante un banchetto allestito all’interno della grotta, l’imperatore Tiberio rischiò la vita a causa di un cedimento della roccia dalla volta della grotta…
Banchettavano in una villa, chiamata “La Spelonca” tra il mare di Amincla e i monti di Fondi, dentro una grotta naturale. Massi caduti d’improvviso all’imboccatura della grotta travolsero alcuni servi. Da qui panico generale e la fuga dei partecipanti al banchetto. Seiano, puntando gambe, braccia e volto, inarcato sopra Cesare, gli fece scudo ai sassi che cadevano e in quella posizione fu trovato dai soldati accorsi in aiuto”. (Annales, libro 4, 59)
Essa venne casualmente riscoperta nel settembre del 1957, durante i lavori per la realizzazione della strada litoranea Terracina-Gaeta, statale 213 Flacca, con un tracciato che in più punti coincide con l’antica via Flacca, fatta realizzare da Valerio Flacco nel 184 a.C.
Il richiamo alle fonti classiche spinse l’ingegnere Erno Bellante, direttore dei lavori, a condurre un’esplorazione preliminare all’interno della grotta. Da essa vennero messi in luce 554 frammenti marmorei significativi e diverse migliaia di altri di minore dimensione. Con gli scavi successivi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio, in tutto furono scoperti oltre 15.000 frammenti marmorei. Fra questi fu rinvenuta un’iscrizione riportante le firme dei celebri scultori greci Athanodoros, Agesandros e Polydors, che allestirono la grotta come Tiberio desiderava.
L’area archeologica di Sperlonga nel suo contesto naturale è oggi tutelata da un Decreto Ministeriale che lo ha istituito come “Monumento Naturale Promontorio Villa di Tiberio e Costa Torre Capovento-Punta Cetarola”. Esso ha un’estensione di 116 ettari, di cui 83 terrestri e 40,4 marini e comprende i resti della suntuosa villa con numerosi ambienti. In particolare sono visibili ad oggi, i resti di ampi porticati, di padiglioni muniti di archi e peristili, belvedere e fontane, nonché un impianto per la piscicoltura con diverse vasche intercomunicanti. A ridosso del promontorio un vasto arco introduce alla Grotta, ampia e suggestiva cavità al livello del mare occupata in gran parte da una vasca di forma circolare, un tempo rivestita in marmo, con sedili scavati nelle pareti ed adattamenti vari.
I frammenti ritrovati hanno consentito la ricostruzione da parte degli esperti di un monumentale ciclo marmoreo raffigurante episodi del mito di Ulisse che adornavano la cavità. Più specificamente, furono quattro i gruppi di sculture greche identificati dai restauri eseguiti dallo scultore Vittorio Moriello sotto la direzione scientifica di Baldassare Conticello.
Di fronte all’eventualità, prospettata, di trasferire a Roma l’enorme mole di reperti che via via affioravano, vi fu una sorta di sollevazione popolare degli abitanti del borgo marinaro, per evitare che quell’imponente patrimonio artistico fosse loro sottratto. Dal 1963 fu allora inaugurato il Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga, progettato da Giorgio Zama, che ospita tutt’ora i preziosi ritrovamenti e le ricostruzioni in resina degli imponenti gruppi marmorei.
Da quanto detto emerge che illuminate politiche di tutela e conservazione, come quelle attuate dalla Regione Lazio, consentano una valorizzazione dell’importante e ricco patrimonio giunto sino a noi.


INFO UTILI

Indirizzo: Via Flacca km 16.300.
L’accesso al Museo/Villa/Grotta, consentito tutti i giorni dalle ore 8:30 alle 19:30, è a pagamento (biglietto intero 5 euro ed il ridotto 2,50 euro), ad eccezione della prima domenica di ogni mese.

di Maria Concetta Valente

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