(Comunicato stampa Partito Democratico di Formia)
Acquacoltura: la palla passa ai Comuni. Con legge regionale 01/2020 la competenza in materia di proroghe, concessioni e revoche relativa agli impianti di acquacoltura è passata dalla Regione Lazio ai Comuni titolari delle concessioni stesse. A questo proposito, i fascicoli relativi agli impianti presenti nel Golfo di Gaeta sono stati consegnati agli enti comunali competenti già nel mese di settembre.
Ma c’è di più. Al fine di evitare che ogni Comune possa decidere in maniera arbitraria, magari a danno dei territori vicini, come posizionare i vari impianti, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato in questi giorni un emendamento a firma Salvatore La Penna che inquadra la materia all’interno di una Carta Regionale. Questo significa che la Regione Lazio si impegnerà a regolamentare il settore al fine di evitare che ogni Comune titolare di concessioni agisca in conto proprio a discapito di altri.
Il tutto sarà subordinato ad uno studio – fortemente richiesto dall’Assessore Enrica Onorati – già in corso in grado di identificare delle aree, chiamate AZA, in cui poter svolgere attività di acquacoltura. Uno studio che terrà conto degli aspetti ambientali e della sostenibilità. Nel caso del nostro Golfo siamo convinti che le aree ricadranno al di fuori dell’area sensibile, dando seguito, finalmente, alla famosa delibera di giunta messa in piedi oltre 10 anni fa. A questo proposito è necessario che lo stralcio di elaborato relativo al Golfo di Gaeta sia presentato entro l’anno, affermando il carattere vincolante di questa mappatura nella commissione regionale competente.
Come funzionerà nel concreto meccanismo delle AZA? Ogni comune titolare avrà a disposizione uno spazio dove, se ritiene necessario, incentivare le attività di acquacoltura. Nel Golfo il Comune di Gaeta o quello di Formia, per esempio, potranno mettere a bando solo le rispettive aree individuate nelle AZA dalla Regione Lazio e avranno competenza in materia solo su quelle. Potranno non rinnovare le attuali concessioni oppure assegnare solamente aree relative al proprio specchio d’acqua individuato.Il 31 dicembre, quindi, sarà il momento della verità: cosa faranno i Comuni? Rinnoveranno le proroghe? O aspetteranno le AZA per poi bandire i vari lotti da assegnare per l’acquacoltura?
Noi crediamo che questa seconda ipotesi sia quella da perseguire. Ma la Regione Lazio, adesso, c’entra ben poco.È chiaro che in pochi mesi e con una pandemia in corso i comuni rischiano di essere completamente impreparati e la cosa più semplice da fare sarebbe rinnovare le concessioni. Per questo ci aspettiamo responsabilità e coraggio da parte dei governi locali, al fine di aprire immediatamente un tavolo e concertare modalità e tempi comuni in merito alla gestione degli impianti. Il tutto, coinvolgendo anche comuni non titolari di concessioni ma ugualmente interessati, come Minturno.Una cosa è certa: gli impianti, dove sono oggi, non possono restare.
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