Affido condiviso figli, la Cassazione dà più poteri al genitore affidatario: cosa comportano

Se in un divorzio burrascoso sono coinvolti anche i figli, il loro affidamento deve essere stabilito in modo da preservarne gli interessi nel migliore dei modi.

Ormai è molto comune che una coppia sposata decida di separarsi oppure di divorziare. Al giorno d’oggi, in effetti, capita spesso che un matrimonio possa finire in una separazione o in un divorzio, tanto che non ci stupisce più troppo sapere che una data coppia ha deciso di porre fine alla propria unione.

Sentenza
Affido condiviso figli, la Cassazione dà più poteri al genitore affidatario: cosa comportano- Gazzettinodelgolfo.it

Altrettanto spesso, però, sono coinvolti anche i figli in queste separazioni. E quando il divorzio risulta particolarmente burrascoso, i figli possono risentirne in negativo. In questi casi il tribunale decide per l’affidamento dei figli.

Esso può essere esclusivo o condiviso. Inoltre, in caso di affidamento condiviso il giudice decide anche il collocamento presso un genitore piuttosto che un altro. Cioè stabilisce con chi il minore andrà a vivere e trascorrerà la maggior parte del proprio tempo.

In caso di affidamento condiviso, un genitore può avere più potere dell’altro? Risponde la Corte di Cassazione

Prendiamo dunque in esame un caso su cui la Corte di Cassazione si è espressa proprio in presenza di una conflittualità tra i genitori. Nell’ordinanza 31571/2024 si fa riferimento a un caso di affidamento condiviso di un minore, collocato presso il padre, risalente al 2018. Nell’anno successivo, il 2019, il padre ha richiesto l’affidamento esclusivo del figlio.

Litigio tra uomo e donna
In caso di affidamento condiviso, un genitore può avere più potere dell’altro? Risponde la Corte di Cassazione – Gazzettinodelgolfo.it

Le motivazioni addotte riguardavano principalmente un conflitto con la ex moglie, la quale si era dimostrata oppositiva in merito a una terapia psicologica che sarebbe risultata utile per il bambino. In un primo momento, il tribunale ha rifiutato il ricorso, per questo l’uomo si è rivolto alla Corte d’Appello.

Anche quest’ultima ha rifiutato l’affidamento esclusivo, stabilendo che nonostante alcune problematiche nella gestione che la madre aveva del figlio, non sussistevano le gravi motivazioni che di solito comportano un affidamento esclusivo.

Insoddisfatto del ricorso in appello, il padre si è dunque rivolto alla Corte di Cassazione. Eppure anche la Suprema Corte ha rifiutato l’affidamento esclusivo e inoltre si è espressa in merito ai motivi di ricorso presentati dal padre.

Inoltre ha anche chiarito che la gestione del minore da parte del genitore affidatario presso cui è collocato prevede anche l’unilateralità in merito ad alcune decisioni ordinarie, che dunque non vanno in conflitto col principio di bigenitorialità.

In altre parole la Corte ha stabilito legittimo l’interesse del padre a mandare il figlio in psicoterapia, soprattutto dopo aver riscontrato che la stessa terapia sarebbe potuta tornare utile anche alla madre. Ma allo stesso tempo, pur legittimando il suo potere decisionale, ha escluso definitivamente la possibilità di fare ricorso in merito all’affidamento esclusivo.

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