Di Orazio Ruggieri.
Nell’ormai avviata stagione televisiva estiva, quando la Rai ci ripropone polpettoni già visti e rivisti, cogliamo con piacere la messa in onda di qualche programma che, oltre alla valenza tecnica del conduttore e del contenuto, rappresenta motivo di orgoglio per quanti, a Fondi e a Itri, ne conoscono il giovanissimo regista, Alessandro Tresa. Sabato scorso, infatti, mentre la prima rete proponeva uno spento Paolo Bonolis, spacciato, nei giorni antecedenti, per l’intero concerto di Vasco Rossi, un autentico gigante della Musica, sulla terza rete, veniva mandata in onda una coinvolgente e tanto attuale puntata di “Sono innocente”, riguardante un caso di vergognosa Malagiustizia, che è un po’ il tema tracciante del programma.
A distanza di sedici ore, nella giornata di domenica 2 luglio, Alessandro Tresa “firmava” un’altra selezione del palinsesto, “Fankaraoke”, con la cantante Amoroso. A dire il vero, di fronte alla riproposizione di soporifere trasmissioni, queste “by Tresa”, hanno la forza di coinvolgere lo spettatore, per cui ci si augura che, almeno nel calderone delle “repetita” della stagione estiva, una scelta oculata possa propinarci qualche piacevole proposta che onori l’ormai iconico “Repetita iuvant”. Ma, per saperne di più sul giovane e sempre più affermato regista Alessandro Tresa , ripercorriamo qualche passaggio della sua crescita professionale e umana. Forse neanche lui credeva di riuscire a raggiungere l’Olimpo dove ora è meritatamente troneggiante quando, con tanta composta e competente diligenza, aveva iniziato, alla corte di Philippe Daverio, a muovere i primi passi ufficiali in Rai, quale cameraman durante la pregevole trasmissione sull’arte che il 67enne critico, nativo di Mulhouse, conduceva sul terzo canale della televisione di Stato. Per Alessandro Tresa tutto quello che si lascia, oggi, alle spalle, è solo un sogno. Tutto il resto è realtà, meravigliosa realtà di chi, con deontologia professionale, impegno serio e tanta voglia di volare alto, è riuscito a conquistare con meritato riconoscimento. Cresciuto a Itri, insieme al fratello Antonio e alla sorella Loredana, Alessandro è uno dei tre meravigliosi rampolli del nucleo familiare composto da Olga Cantone, una docente che porta con grande compostezza un cognome che “pesa” tanto positivamente nel giudizio degli Italiani, e da Franco Tresa, una “firma” nel campo dell’attività fotografica che lui ha trasformato in arte autentica, coniugando il tutto con un sorriso che contorna ogni suo atteggiamento pubblico e privato, nella tenerissima cornice della sua meravigliosa famiglia che ha scelto Fondi quale residenza di mamma e papà, diventati, oggi, nonna Olga e nonno Franco. E così, dopo l’esordio che lo vide “inviato” presso l’Ermitage, il Louvre, gli Uffizi e altre eccellenze del Parnaso artistico dove risiedono i novelli Apollo della cultura del terzo millennio, Alessandro ha proseguito la sua sistematica e meritata ascesa che lo ha portato a firmare, nei panni di regista, dalla linea anagrafica ancora verdisssima, trasmissioni del calibro di “Fankaraoke”, Matrimonioaprimavista” e, soprattutto, con la voce prestigiosa di Alberto Matano, speaker del TG1, “Sono innocente”, una serie di puntate che ha fatto registrare, benchè collocata in concorrenza con colossi del sabato sera, come “C’è posta per te” e “Ballando con le stelle”, indici di ascolto che ben altri aspiranti registi e conduttori sottoscriverebbero a occhi chiusi quali tappe da raggiungere anche senza la scomoda concorrenza delle supercorazzate della prima rete RAI e dell’ammiraglia di Mediaset. E, sebbene chiuso nel professionale riserbo che contraddistingue la serietà deontologica di un vero operatore della sua specie, Alessandro non abbia voluto rivelarci le pagine venture del suo impegno presso l’azienda del Cavallo di viale Mazzini, da altre figure dirigenziali di Saxa Rubra siamo venuti a sapere che la ripresa del programma “Sono innocente” vedrà la prima puntata dedicata a Enzo Tortora, la cui vicenda non ha perso, ad anni di distanza, la vibrata drammaticità che ne ha contornato l’ingiusto “passaporto” per, l’anticamera della morte.