Bisogna ricordare la morte del cantante statunitense Layne Thomas Staley, cofondatore e frontman del gruppo grunge Alice in Chains e dei Mad Season. È ricordato soprattutto per la sua voce carica di emotività, nonché per la sua personalità chiusa e tormentata che lo resero una delle icone leggendarie di questo genere musicale. I suoi problemi esistenziali, uniti alla sua dipendenza da eroina, lo logorarono lentamente fino a ucciderlo. Layne Staley è classificato al 5º posto tra i migliori cantanti rock di tutti i tempi secondo Made Manual e al 27º posto tra i migliori cantanti metal di tutti i tempi secondo la rivista Hit Parader. Layne era un bambino molto sveglio, dotato di una mente acuta e con svariati interessi, tra cui, ovviamente, quello per la musica: già a cinque anni cantava con un gruppo di bambini dell’asilo. Quando Layne aveva sette anni i suoi genitori divorziarono, dopo che la madre Nancy aveva scoperto che il marito era coinvolto in loschi affari di droga e mafia. Layne restò traumatizzato da questa vicenda, che lo segnerà in modo indelebile per tutta la vita. Durante le scuole superiori, iniziò a manifestare segni di disagio. Amava dipingere e la musica, ma era evidente che aveva dei problemi: si cacciava spesso nei guai e dimenticava i compiti. La scuola decise quindi di mandarlo in un istituto per giovani affetti da problemi sociali. Questo causò a Layne una grave perdita di fiducia nei confronti della pubblica istruzione. Fu in questo periodo che il giovane iniziò a scrivere frammenti di poesie, pensieri; amava ascoltare gruppi come Anthrax, Van Halen, Black Sabbath, Judas Priest, aveva iniziato a suonare la batteria e aveva un complesso di ragazzi, gli Sleeze. In questo periodo, iniziò anche a fumare sigarette, marijuana e a bere. Layne conobbe Jerry Cantrell durante una serata presso la Music Bank di Seattle; lasciati gli Sleeze, si unì a Jerry per formare gli Alice in Chains (nome scelto dal cantante stesso). Alla neonata band si unirono il bassista Mike Starr e il batterista Sean Kinney nel 1987. Dopo aver negoziato con varie case discografiche, nel 1989 gli Alice in Chains firmarono un contratto con la Columbia Records; realizzeranno tre album (“Facelift“, “Dirt” e “Alice in Chains“), due EP (“Sap” e “Jar of Flies“) e un Unplugged, una delle ultime apparizioni in pubblico di Layne Staley. Gli anni del successo degli Alice in Chains coincisero con il periodo più difficile per Layne; l’uso di eroina era sempre più elevato e frequente, faticava a reggere le tournée del gruppo, (gli ultimi due album non furono supportati da un tour a causa dei problemi di salute del leader). Entrò più volte in clinica per disintossicarsi, ma non uscì mai completamente pulito. Nel 1994, durante una pausa presa con gli Alice in Chains, in seguito alla pubblicazione di “Jar of Flies“, entrò a far parte dei Mad Season, nati da un’idea di Mike McCready, (Pearl Jam), e John Baker Saunders, (The Walkabouts), che incontrandosi in una clinica di riabilitazione decisero di dedicarsi a un progetto comune per allontanarsi dalla droga. I Mad Season pubblicarono un solo album, “Above“, nel 1995, che fu un buon successo (disco d’oro) soprattutto grazie al singolo “River of Deceit“, che ottenne discreti piazzamenti in classifica, e alla collaborazione di Mark Lanegan degli Screaming Trees, grande amico di Staley. In seguito alla ricaduta di Staley nella droga, il gruppo entra in una lunga pausa, durante la quale cominciano a girare voci riguardo la futura presenza di Lanegan al posto di Layne alla voce. La morte del bassista John Baker Saunders in seguito a un’overdose nel 1999, tuttavia, stroncò tutte le possibilità di questo nuovo progetto. Il 29 ottobre 1996, morì quello che per Layne fu l’unico vero grande amore della sua vita: Demri Lara Parrot, uccisa da un’endocardite batterica. Layne non resse più. Smise definitivamente di farsi vedere in pubblico; distrutto dal dolore dei tragici eventi che lo avevano accompagnato per tutta la vita, dalla delusione e dalla rabbia verso un mondo ipocrita come quello della musica, Layne si rinchiuse nel suo appartamento a Seattle, ormai logorato psicologicamente e fisicamente dall’eroina. Nel 1998 collaborò con altri artisti, (tra cui Tom Morello dei Rage Against the Machine), al progetto Class of ’99, ma le sue condizioni fisiche e psicologiche erano ormai al limite del collasso tanto che nel video di “Another Brick in the Wall Part 2“, (cover dei Pink Floyd), Layne non appare nemmeno, se non in vecchie registrazioni del Live at the Moore dei Mad Season, di tre anni prima. Dopo aver rilasciato un’ultima intervista nel febbraio 2002, fu trovato cadavere nel suo appartamento il 19 aprile 2002, ucciso da una micidiale mistura di droga, la speedball. Dopo la sua scomparsa, la madre fondò la “Layne Staley Fund”, una comunità no-profit che si occupa della prevenzione e del recupero dei tossicodipendenti.
A cura di Luigi Marcelli.