Anche Fondi annovera, nell’antologia della longevità, i suoi personaggi chiave. E che personaggi! Stiamo, infatti, parlando, di Armando Quadrino, Armandino, per quanti lo conoscono (e sono tantissimi!) e gli vogliono bene. Lui abita e le sue finestre si affacciano sul tratto urbano della consolare Appia, nei pressi del vecchio ospedale, del Maxi Sidis di Gianni Izzi, della Croce che ricorda la Missione dei padri Passionisti.
Casa sua è attigua, per farla breve, con i locali dove è ospitato il punto vendita dei prodotti Chateau d’Ax, il cui negozio fondano è più produttivo, in quanto a vendite, delle province della regione laziale. Giovedi 2 agosto, Armandino, che la gente può incontrare e con cui può parlare, sia di mattina che di pomeriggio, nel garage-cantina che sta a livello di strada, con il traffico che gli veicola davanti a tre metri di distanza, ha compiuto 105 anni.
Ma stiamo parlando di 105 anni di vitalità, lucidità, autosufficienza motoria e tutto il resto. Pensate che, fino a tre anni fa, Armandino, prendeva la sua bici e con essa si recava in campagna fuori del centro abitato. Per chi volesse vederlo all’opera, diamo appuntamento al giorno della vendemmia.
Cinque anni fa, in occasione dei suoi cento anni di vita, ci fu una festa di portata eccezionale. A dare una validissima mano alla figlia Giuseppina, l’unica espressione della sua prole e l’unica parente rimasta a fargli compagnia e ad accudirlo dopo la dipartita terrena dell’adorata moglie, ci furono le due operatrici dell’attiguo negozio “Chateau d’Ax”, Franca Di Mascolo e Michela Ruggieri, che predisposero anche l’accoglienza nell’area esterna della struttura, rispondendo a un’encomiabile vocazione sociale della celebrata casa dei divani, area che, per l’occasione, fu oggetto di un oculato intervento da parte del comune il cui dirigente dell’Ufficio Tecnico, l’arch. Martino Di Marco, l’ingegnoso e irripetibile regista del celebrato carnevale di Latina, si preoccupò di far sistemare al fine di rendere la serata del scolo di vita adeguata alla portata e alla deontologia professionale, oltre che alla carica umana, di Armandino. Toccanti furono anche le parole del dott. salvatore de Meo, sindac o della ospitale città della Piana, che commosse Armandino, sua figlia Giuseppina e i tanti presenti accorsi a festeggiarlo con quella carica entusiastica che fuori di Fondi non trova riscontro.
Il pimpante ultracentenario, sempre attivo nell’arco dell’intera giornata, con la priorità assegnata al lavoro dei campi, ha voluto, anche per il 2016, provvedere in prima persona alla vendemmia e così, nella giornata di sabato 17, ha macinato ben dieci quintali di uva alla presenza di tanti conoscenti della zona dove lui vive, di fronte al vecchio ospedale.
L’appuntamento con la vendemmia ha consentito ad Armandino, che ha fondato a Fondi il “Club dei 120 anni”, formato da quattro componenti che manifestano la dichiarata e ottimistica aspirazione a toccare la quota anagrafica dei 120 anni, di ripercorrere le tappe della sua singolare esistenza che sta vedendo scorrere il centotreesimo anno di vita.
“Mio zio passionista mi profetizzò, quando avevo dieci anni, -esordisce, con spiccata e nitida ortoepia, l’arzillo vecchietto- il superamento dei cento anni di vita. Io ho sempre avuto fiducia in quelle parole e forse per questo ho sconfitto, in ordine di tempo, il tetano, la malaria, un infarto, la pleurite, presa per ritornare in moto dal lavoro, tutto sudato, da Terracina a Fondi (8 giorni al Forlanini e due mesi al San Camillo).
Sono sopravvissuto, lavorando nei campi di Pomezia, appena costruita, al rischio dei morsi degli scorpioni presenti in grande quantità nei tuguri che ci ospitavano. 12 anni li ho trascorsi sulle isole pontine, lavorando, tra l’altro, alla ristrutturazione del carcere di Santo Stefano. Sono scampato ai rastrellamenti tedeschi, venendo a piedi da una zona ubicata 24 chilometri oltre Lubiana, in Iugoslavia, fino a Fondi e impiegando, per l’attraversamento dei crinali montani, proprio per evitare le strade, così da sfuggire alla cattura, ben due mesi.
Ho pure utilizzato, nel lungo calvario esistenziale, biciclette con ruote di legno e oggi -conclude mentre controlla che il mosto che bolle nel tino non versi- sono qui con mia figlia Giuseppina che mi accudisce da quando ho perso mia moglie già da diversi anni. Vi aspetto –ci accomiata mentre i presenti lo applaudiscono- quando il mosto, con l’11 novembre, festa di san Martino, sarà divenuto vino, per brindare tutti insieme”. E, allora, un sincero e fervido “cin cin” per Armandino!
Arisa, ancora una volta, non ha paura di esplicitare le sue insicurezze e sofferenze. Un…
Come avere capi perfettamente puliti senza sprecare soldi in detersivo? Ecco la soluzione che cercavi,…
Perché quando vai a fare shopping compri anche ciò che non ti serve e spendi…
Se non hai l'asciugatrice puoi utilizzare allo stesso modo la lavatrice: questo elettrodomestico ha un…
L'aceto di mele è molto usato come condimento perché ha un gusto gradevole eppure il…
Sul cruscotto è ben visibile il pulsante del ricircolo dell'aria, ma in pochi sanno quando…