Quando si versa un bonifico, c’è una differenza sostanziale tra donazione diretta e indiretta, specie agli occhi dell’Agenzia delle Entrate.
La normativa vigente prevede che un bonifico può essere esente da imposizione fiscale solo quando è compiuto per una donazione tra familiari stretti e se resta entro determinati limiti di importo. In altri casi, il bonifico è inquadrato diversamente a livello fiscale e anche dal punto di vista legale. La donazione potrebbe infatti richiedere atti formali (come il rogito notarile)…
Ecco perché è fondamentale approfondire la differenza fra donazione diretta e indiretta. Da un punto di vista formale, la donazione diretta è intesa un atto pubblico da redigere dinanzi a un notaio. Inoltre, per legge, tale tipo di donazione richiede la presenza di due testimoni e deve essere formalmente registrato.
La donazione indiretta, invece, non richiede la forma dell’atto pubblico. Di conseguenza può essere finalizzata tramite strumenti giuridici diversi, come per esempio un contratto o un altro atto legale. Secondo la giurisprudenza, la prova dell’intenzione di donare (il cosiddetto animus donandi) deve emergere dall’esame delle circostanze del caso.
Ma quando è necessario considerare un bonifico come una donazione diretta? La questione non è così chiara… La normativa italiana prevede la donazione diretta per la concessione di beni di valore significativo, come per esempio delle proprietà immobiliari, o somme di denaro superiori a una certa soglia. Una soglia che nel nostro Paese è bella alta!
Differenze fra donazione diretta e indiretta: quando il bonifico va giustificato
Il bonifico va inteso come donazione diretta (e va quindi gestito tramite notaio e testimoni, e va tassato con l’imposta di donazione) quando il “regalino” supera una certa soglia, che cambia in base al grado di parentela. Fra genitori e figli, coniugi e nonni e nipoti, il limite è di un milione di euro. Se il valore della donazione supera l’importo di un milione è quindi necessario pagare l’imposta di donazione sulla parte eccedente.
Per esempio, se un padre regala al figlio una casa valutata 1,5 milioni di euro, il figlio dovrà pagare l’imposta su 500.000 euro. Per le persone portatrici di handicap grave, la franchigia sale invece a 1,5 milioni di euro.
Le differenze citate fra i due tipi di donazioni influenzano la validità legale della donazione stessa e cambiano tutto per quanto concerne le implicazioni fiscali del passaggio di danaro. Va da sé che la donazione indiretta può essere più intesa come una soluzione più flessibile da un punto di vista economico, pratico e fiscale ma diventa anche meno sicura. Richiede una prova più rigorosa in caso di contestazioni.
Quando un bonifico diventa dono diretto
Un bonifico bancario diventa una donazione quando risponde a determinate caratteristiche legali e fiscali. Conta l’intenzione di donare (il già citato animus donandi). E poi bisogna considerare la causa liberale. In pratica chi dona deve farlo senza aspettarsi nulla in cambio, per pura generosità e senza obblighi contrattuali.
Per importi significativi, è sempre consigliabile formalizzare la donazione tramite un atto notarile. Di norma, quando la donazione è indirizzata a persone al di fuori della cerchia familiare, l’Agenzia delle Entrate può sempre sospettare che il movimento celi un doppio fine. Per questo, è meglio chiarire la ragione del dono a livello formale anche quando si superano i 3.000 euro.
Se la donazione supera certi importi, può essere soggetta a imposta di donazione. Tale pressione fiscale varia a seconda della relazione tra donante e donatario. Per coniugi e parenti in linea retta la franchigia è di un milione e l’aliquota è del 4%. Tra fratelli e sorelle l’aliquota sale al 6% e la franchigia scende a 100.000 euro. Per parenti fino al terzo grado, senza franchigia, l’aliquota è sempre al 6%. Per tutti gli altri soggetti l’aliquota è dell’8%. Quindi, per tutte le donazioni dirette bisogna pagare l’8% se il regalo viene fatto a persone estranee alla propria cerchia familiare.