“Se esistono casi di sfruttamento vengano individuati e denunciati i responsabili ivi compresi, oltre agli utilizzatori finali, anche i soggetti che gestiscono la manodopera in nero, come richiesto anche in una recente trasmissione televisiva dal presidente nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Saremo i primi a collaborare con le istituzioni perché si faccia piena luce su un fenomeno che, oltre ai lavoratori vittime dello sfruttamento, danneggia pesantemente anche l’immagine e le attività degli imprenditori agricoli che impiegano regolarmente immigrati. Ma a questa ricognizione si proceda quanto prima, perché la pressione mediatica non finisca per inficiare sul buon andamento di migliaia di aziende che giorno per giorno, nel pieno rispetto della legalità, assicurano lavoro, ricchezza, reddito e benessere diffuso sul territorio”. È il commento di Paolo De Ciutiis, direttore della Coldiretti di Latina, in merito ai fatti di cronaca che hanno acceso i riflettori sulla realtà del bracciantato nei comuni della provincia pontina a maggiore vocazione agricola. “Generalizzare non è l’approccio migliore per risolvere le criticità. Dire che tutti sono colpevoli è come dire che nessuno è colpevole. Usciamo dal limbo dell’incertezza – aggiunge De Ciutiis – valutando caso per caso. Individuiamo, sradichiamo il sistema dell’illegalità. La Coldiretti è pronta a contribuire a questa grande operazione di giustizia sociale. Lo ribadiremo anche al prefetto in occasione del tavolo che verrà convocato per fare il punto sull’emergenza. Al tempo stesso però vorrei invitare tutti, osservatori e opinione pubblica, a riflettere anche sui meriti per i quali si è radicata sul territorio una popolosa comunità indiana che oggi è stanziale. Una realtà di soddisfazioni, di rivincite e di riscatto che ci racconta di migliaia di immigrati perfettamente integrati nel tessuto sociale locale e di condizioni di vita dignitose grazie ai regolari stipendi corrisposti dagli imprenditori agricoli che si avvalgono delle loro prestazioni, tanto nei campi, come nelle stalle. Valorizziamo le loro conquiste sociali, parliamo dei loro bambini che vivaddio vanno a scuola, sforziamoci di apprezzare la capacità degli agricoltori locali di avere saputo favorire un generale contesto di accoglienza dove al rapporto di lavoro si sono nel frattempo sovrapposti reciproci scambi di stima, di fiducia e di amicizia”.
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