“Brave Ragazze“, il film di Michela Andreozzi, girato interamente a Gaeta, trova posto nella sezione dei ‘più visti’ di Sky on demand.
Una nuova vita per il film che aveva già conquistato la top ten nelle prime settimane come riportano i dati cinetel: 480.496,00€ di incassi al botteghino.
Uscito nelle sale il 10 ottobre scorso, è stato presentato lo scorso lunedì 3 febbraio per la prima volta su Sky Cinema uno, per poi conquistare in meno di un mese le vette dei “più visti”.
L’Italia ha seguito con cuore la storia delle sue donne degli anni ’80, vissute in una realtà di provincia, quelle forti che hanno dovuto farsi strada da sole.
Le riprese riescono a dare quel tocco realistico ma al tempo stesso trasognante al film: le distese d’ acqua, la lunga spiaggia di Serapo, le passeggiate sul Lungomare Caboto, il mercato in Via Indipendenza dove le donne chiudevano gli affari della settimana; fino alla caratteristica chiesa di San Francesco che si erge sulla zona medievale della città.
La regista si è ispirata ad un articolo di cronaca francese: una storia vera che ha avuto vita ad Avignone.
“Ho scelto Gaeta per le somiglianze con la provincia di Avignone, infatti cittadina di provincia tra Roma e Napoli. È la città delle vacanze della mia infanzia, dove ho vissuto negli anni ’80“. Racconta la Andreozzi, “l’immagine di Anna è legata al ricordo che ho di mia madre in quel periodo” conclude.
Anna è una donna che ha scelto per sé e i suoi figli, una donna single costretta a reinventarsi ogni giorno per sopravvivere alla realtà del paese, ma anche quella donna che non si è mai arresa, libera e indipendente dalle formalità.
Le Brave Ragazze sono quelle che affrontano i problemi quotidiani coraggiosamente, sono quattro donne che decidono di superare i pregiudizi travestendosi da uomini per riuscire a fare una rapina.
“Non sono io il protagonista“, sottolinea in un’intervista di Sky Luca Argentero e continua: “lo sono quattro donne dirette da una donna, e l’idea di mettersi al servizio di una storia di donne in questo momento mi sembra una cosa giusta a prescindere dalla storia“.
Per secoli sono stati gli uomini a raccontare di storie di donne in letteratura, fin quando autrici come Virginia Woolf con “Una stanza tutta per sè” denunciarono la problematica femminile della mancanza di una ‘stanza per sè’ tra le mura di casa: l’ufficio veniva considerato ‘zona per uomini’ in quanto considerati gli unici destinati alla scrittura. “C’è un lavoro antropologico da fare“, spiega Michela, “culturale, che sradichi a poco a poco quel pensiero che, a casa, di base, la lavatrice dobbiamo farla noi“.
Il film urla un messaggio forte sullo sfondo del caratteristico paesaggio del sud pontino, e arriva dritto nelle tv degli italiani: le donne hanno fatto tanta strada, adesso la raccontano da sole la loro storia.
Un film alla ricerca della ancora combattuta solidarietà femminile, “un augurio per tornare a vivere senza pregiudizi” spiega la regista, e poi conclude così: “ricordo gli scorci di Gaeta, quando mia madre teneva per mano mio fratello tra quelle strade… Le donne unite sono più forti. Insieme possono fare tante cose“.
di Claudia Manildo