Le esondazioni in Liguria, nel parmense e nella zona di Alessandria riaprono un vuoto che da anni è al centro di ampie discussioni governative sulla prevenzione dei rischi idrogeologici e climatici.
In Italia, ciclicamente, assistiamo a calamità naturali che portano alla distruzione di interi paesi e porzioni di città.
Nonostante lo scorrere del tempo, ci si ritrova puntualmente al punto di partenza.
“La situazione nel Lazio -dichiara Cristian Leccese, Coordinatore regionale dei Club di Forza Italia – non è dissimile. I dissesti e le criticità sono elevate; vi sono zone della regione da sempre segnalate dall’Ordine dei geologi come “a rischio”. Ci sono intere Città laziali colpite gravemente da eventi calamitosi e che da anni attendono gli interventi del caso. Purtroppo i ritardi, la burocrazia ed una scarsa operatività esaspera la gente, arreca danni importanti alle imprese, danneggia l’intero tessuto sociale. Cosa impedisce un concreto lavoro di prevenzione? – continua Leccese. Senz’altro i percorsi burocratici, quegli adempimenti amministrativi che rallentano ogni rapido intervento ed ogni azione tempestiva mirata alla pronta risoluzione del danno.
Gli italiani sono un popolo aperto alla speranza. Alla fine bene o male tutto si rimette a posto sino ad un nuovo disastro come accadde nel 2012, a Gaeta in provincia di Latina, in cui lo stesso Leccese di sua iniziativa, da Assessore ai LL.PP., dopo un dissesto idrico (esondazione del torrente Pontone) nella zona di confine tra Gaeta e Formia, nuotò nel fango insieme ai volontari alla ricerca di una cittadina di 82 anni data per dispersa nella sciagura e poi ritrovata deceduta.
Con i Governi Berlusconi il nome della “Protezione Civile” aveva dato prova di operatività, umanità ed efficienza anche della Pubblica Amministrazione. Per la prima volta nella storia d’Italia un’organizzazione non militare si distingueva per l’eccellenza. Ovviamente, come tutte le cose che funzionano, la Protezione Civile è stata man mano smembrata per togliere potere operativo alla stessa ed a Berlusconi. Da questa esperienza, e da quello che sta accadendo in questi giorni a Genova e in Italia, bisogna riflettere per rilanciare il ruolo dello Stato come un’Entità al vero servizio della gente, e non come un soggetto estraneo colpevole dell’immobilismo e della deriva di questa società.
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