In un articolo apparso nella giornata di ieri sul sito H24 notizie viene data la notizia che il Commissario dell’Ipab Giovanni Agresti avrebbe “rimesso ieri una nota contenente le sue dimissioni” imputando la presunta “rinuncia all’incarico” alla “impossibilità di svolgere il mandato a causa del venir meno delle condizioni oggettive e soggettive necessarie per il compimento del mandato stesso”.
In realtà Agresti se ne va perché ha dovuto prendere atto, seppur con ritardo, che la sua nomina era illegittima in quanto inconferibile in base alla Legge Severino. Essendo il maggior azionista e il legale rappresentante di una srl convenzionata con la Regione Lazio non avrebbe potuto ricoprire questo ruolo. Ciò è successo in quanto Agresti all’atto della nomina ha omesso di dichiarare tale condizione. Inconferibilità che fin dal suo insediamento gli ho rappresentato nella mia qualità di responsabile della prevenzione della corruzione, così come è stata rappresentata alla Regione Lazio e a tutte le istituzioni preposte. Inconferibilità certa ed oggettiva. Eppure, incurante di tale grave circostanza è andato avanti senza tuttavia assumere alcuna iniziativa, se non quella di bloccare l’accesso agli atti all’Ater di Latina e le iniziative legali nei confronti dell’Ater che continua a non consegnare i lavori presso l’ex Stabilimento di Gaeta. In quattro mesi non è stato in grado di avanzare una sola proposta, di mettere in campo una sola idea per l’IPAB. Ha dato fin da subito l’impressione di essere più che un commissario straordinario, un commissario liquidatore. Sarà un bene per l’IPAB la sua assenza, una liberazione da un peso inutile. La Regione Lazio ha dovuto finalmente prendere atto, forse con grave ritardo, della sua inconferibilità. Solo dopo ripetuti inviti a provvedere da parte dello scrivente la questione è stata sottoposta dagli uffici all’attenzione della responsabile della prevenzione della corruzione della Regione Lazio, la quale ha prontamente riconosciuto e segnalato che la nomina di Agresti è illegittima, stante il chiaro contrasto con quanto disposto dalla Legge Severino. Si comprende, quindi, lo stato d’animo che può avere una persona che è stata in realtà costretta a prendere atto di tale illegittimità e inconferibilità. Ed anche il veleno che può aver accumulato nei confronti di chi, fin da subito, ha rappresentato agli organi competenti i vizi di legittimità della nomina. Agresti poi si arrampica sugli specchi a proposito della Fondazione Alzaia, scivolando maldestramente e cercando così di nascondere le vere ragioni delle sue dimissioni. La Fondazione Alzaia è legittimamente e legalmente operante, è stata voluta dalla Regione Lazio fin dal 2009, molto prima che io arrivassi all’IPAB ed è stata ed è una buona pratica. Grazie alla Fondazione Alzaia, per esempio, gli enormi debiti accumulati con le cooperative del territorio che si erano accampate presso le vecchie IPAB non ci sono più. Ovviamente per chi si ingrassa nel privato, sia esso sociale o sanitario, un ente strumentale di un’istituzione pubblica viene visto come il diavolo, come un’occasione mancata per continuare a fare affari. Quanto ai faldoni che vengono annunciati ed alcune accuse gratuite ed anche un po’ meschine che vengono mosse, intanto facciamo sapere al Sig. Agresti che abbiamo già dato ai nostri legali mandato per querelarlo, dopo aver da tempo già inoltrato esposto alla Procura della Repubblica affinché verifichi ciò che è successo in ordine alla sua nomina.
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