di Gabriella Gelso
Antonio Ciano ha presentato, nella serata di ieri 8 agosto, il suo nuovo libro intitolato “Cavorra”, presso il Bar Gelateria La Villa, locale che ospita spesso questo tipo di eventi, definito difatti il salotto della cultura gaetana. In questa serata, Ciano ha voluto accanto a lui, come relatori l’ex sindaco di Gaeta Dott. Antonio Raimondi, l’Avvocato Giuseppe Gallinaro e l’indimenticabile voce della storica emittente tv del nostro territorio TMO, che ha letto alcuni brani tratti dal libro. Il testo racconta di come un eroe nazionale, così gli italiani lo conoscono, si riveli invece un malfattore, un criminale che ha commesso, ingiustizie, tradimenti nei confronti del nostro amato sud. Due sono gli episodi chiave che scatenano in Antonio la curiosità verso questa versione della storia, che in seguito lo porteranno a documentarsi per renderla pubblica. Il primo riguarda il nonno: “Stava in America e imprecava sempre Garibaldi, Cavour, i Piemontesi, assai a Garibaldi, perché diceva che era colui che aveva invaso il regno, il primo clandestino sbarcato in Italia, doveva essere fucilato subito. Io ero piccolo ed abitavo da lui, non sapevo chi fosse questo Garibaldi, pensavo fosse il suo vicino Umberto che gli rubava l’uva e i carciofi. Mi disse che lui era ladro, ma Garibaldi era proprio un criminale, faceva fucilare sempre i contadini mai i latifondisti […]”. Un altro episodio che lo ha portato a studiare a fondo le situazioni del Sud: “In quinta elementare il maestro Di Tucci, studiando il Risorgimento, ci disse che noi dovevamo vergognarci di essere gaetani, perché avevamo resistito ai nostri liberatori. Io che conoscevo la storia che mi raccontava mio nonno, gli dissi, maestro ma quali liberatori, ci hanno derubato di tutto, ci hanno espropriato, massacrato. Lui mi chiese chi mi avesse raccontato questo, ed io gli risposi mio nonno, Pasquale Sperduto. Allora ci invitò alla biblioteca comunale per raccontarci la vera storia e ci spiegò che avevo ragione e aggiunse che comunque lui doveva raccontare la storia dei libri, così come avevano giurato al Provveditorato […].” Dopo aver ascoltato i racconti di Don Paolo Capobianco ed in seguito di Angelo Manna, entrambi con una visione negativa di Cavour, decide di approfondire la storia di questo personaggio, ancora oggi si documenta all’archivio di Via Lepanto, attraverso questa ricerca è nato Cavorra, ma la storia a detta dello scrittore è ancora lunga. Nel frattempo possiamo conoscere queste prime notizie grazie al suo lavoro ed impegno nella ricerca della “verità storica”.
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