“Abbiamo scelto, con convinta determinazione, l’ospedale “Dono Svizzero” di Formia e posso affermare, all’indomani del difficile intervento subito da mio marito, che abbiamo sicuramente fatto bene”. A parlare in questi termini è la signora Gilda, moglie di Piero Mandatori, 56enne di Terracina, fresco reduce da una delicatissima operazione che gli ha asportato ben 15 chili di rene che, da dieci anni a questa parte, gli stavano sistematicamente provocando lancinanti dolori e rischi mortali sempre più crescenti per il graduale schiacciamento di organi vitali intraddominali.
Il suo caso è catalogato come “renepolicistico”, secondo l’ortodossa definizione data al fenomeno dai medici Gennaro Di Fazio, Antonio Treglia e Vincenzo Viola, responsabili, rispettivamente, dei reparti di Rianimazione, di Emodialisi e di Chirurgia, coinvolti sinergicamente nell’intervento che rappresenta un episodio di rischiosa ma illuminata chirurgia quasi avveniristica e che hanno ringraziato ufficialmente i coordinatori (nuovo termine che indica i caposala, n.d.r.) e tutti gli infermieri presenti durante le operazioni del delicatissimo caso.
Nello specifico la grata attestazione è andata a Massimo Costanzo, del Blocco Ospedaliero, Antonella Palermo di Chirurgia Generale, Alessandro Tucciarone di Rianimazione ed Enrico Franzese del reparto Dialisi. Ben quindici chilogrammi di massa in continua espansione gravavano nell’addome del paziente (6,50 chili il peso del primo rene asportato e più di otto chilogrammi il secondo).
A Formia, come ha raccontato la signora Gilda e lo stesso Piero che hanno voluto presentare il loro caso all’attenzione dei media, erano giunti dopo che più di qualche nosocomio capitolino non se l’era sentito di affrontare chirurgicamente la situazione, declinando l’ipotesi della eliminazione materiale del gravoso peso. A illuminare la famiglia Mandatori, raccontano i due, è stata la dott. ssa Rosa Grimaldi, operatrice presso l’ospedale “Alfredo Fiorini” di Terracina, la quale ha subito consigliato, alla luce delle esperienze professionali acquisite in questo settore, dei risultati finora raggiunti con pazienti giunti da lui da diverse parti d’Europa e del lavoro sinergico che il chirurgo svolge con gli operatori degli altri reparti, di rivolgersi al dott. Viola, responsabile della Chirurgia Generale ed Urgenza del “Dono Svizzero” di Formia.
“Abbiamo trovato medici di eccellenza e, soprattutto, dalla forte carica umana e pronti a saper ascoltare i pazienti, con i quali manifestano rapporti umani stupendamente terapeutici” sottolinea la signora Gilda che ha tenuto a rimarcare che, tra l’ipotesi di bussare ad altre porte a Roma e Formia, la famiglia del paziente ha scelto quest’ultima soluzione anche per la coraggiosa responsabilità dei medici investiti del problema che hanno razionalmente messo al corrente l’interessato della gravità della situazione e manifestato una convincente e illuminata risposta alla bontà dei reparti del nosocomio che superficiali analisi mediatiche avevano classificato come insufficientemente rispondenti alle istanze dei fruitori.
Chiara ed esaustiva l’anamnesi, presentata dai tre medici protagonisti dell’intervento, del tipo di criticità affrontata. “Il fenomeno renepolicistico – ha esordito il dott. Di Fazio- ha la caratteristica di una patologia cronica.
Produce una pressione intensa sulla parte su cui va a gravare allorchè si ingrandisce e provoca una sofferenza oltremodo atroce e rischiosa. Si è trattato di un intervento di chirurgia considerato ad alta portata con un coefficiente di complicanza molto grave. Durante l’intervento si è ritenuto, alla luce dell’enorme massa rinvenuta, di dover asportare anche il secondo rene.
Nei miei 38 anni di attività professionale non mi era mai capitato di assistere a un’operazione di siffatta portata che ha richiesto, al termine, l’attenzione del decorso presso il reparto di Rianimazione con il lavoro sinergico degli operatori di ogni ordine e grado”.
Per Antonio Treglia, responsabile del reparto di Emodialisi, la malattia policistica dell’adulto è la conseguenza della patologia che si registra già dalla nascita, dopo che i prodromi si riescono a cogliere sul feto già dalla fase intrauterina.
Il fenomeno è diffuso in Europa e in Italia per un 10% sul totale delle nascite. Intorno ai 50 anni, poi, la massa raggiunge il massimo del suo volume per cui dai 150 grammi che dovrebbe pesare il rene, si arriva a dover registrare masse di notevole dimensioni”. Nel presentare la complessa dinamica dell’intervento chirurgico, il dott. Viola lo ha definito “uno degli interventi offlimits, tale da dover essere gestito in modo particolare sia per la dimensione che per la delicatezza della complessa fenomenologia.
Tutto questo grazie alla sinergia dei coordinatori del blocco operatorio e dei Reparti di Chirurgia e di Rianimazione.
Ora il paziente gode di condizioni di vita sicuramente migliori e, mentre è affidato alla terapia nefrologica, è in attesa del relativo trapianto, a proposito del quale –ha proseguito il dott. Viola, che ha avuto esperienze di specialista sui trapianti già presso l’ospedale di Parma dove ha maturato un’ottima esperienza in questo campo- invito a sensibilizzare coscienziosamente la maggiore diffusione della pratica della donazione alla Medicina trapiantistica, dato che in Italia, sebbene la situazione stia migliorando, le liste di attesa fanno registrare ancora periodi che vanno dai due ai cinque anni”.
Di Orazio Ruggieri