Di Alessia Maria Di Biase.
Nella maggior parte dei casi, quando si parla di adozione, si pensa sempre a coppie che non hanno potuto avere dei figli biologici e, quindi, per coronare il sogno di realizzare una vera e propria famiglia, fanno ricorso all’adozione.
Chi pensa a questa strada, immagina di poter accogliere un bambino il più possibile piccolo, magari italiano e sicuramente sano. La storia di Christian è proprio l’esatto contrario di tutto questo. Christian è figlio di genitori africani, immigrati in Italia, che dopo la nascita presso gli Spedali Civili di Brescia hanno deciso di abbandonarlo, e, oltre ad essere un bambino “nero”, pur essendo italiano, Christian è affetto dalla sindrome di down.
La sua, apparentemente sembrerebbe davvero una storia triste, se non fosse che, proprio in quell’ospedale il piccolo viene dato in affido ad una famiglia che ha il compito di assisterlo, nei vari interventi che dovrà subire,
e curarlo.
Christian approda così in questa nuova famiglia, composta da mamma , papà e due ragazzi, l’affido si prolunga fino a quando la famiglia non decide di adottarlo definitivamente: proprio lui, piccolo, nero e per giunta con un grave handicap.
Eppure, nonostante le difficoltà iniziali di integrazione con i due fratelli e a scuola, da quando Christian ha fatto ingresso in questa nuova casa, è stato un crescendo di gioia, amore ed emozioni : “Lavoravo come operatrice in Ospedale, facendo anche la volontaria nel reparto di pediatria” – racconta la mamma- “ poi ho conosciuto la realtà della Comunità dei minori, ho convinto mio marito a partecipare ad un progetto per genitori affidatari, offrendo la disponibilità anche per bambini disabili, abbiamo avuto varie esperienze con altri bambini (che sono ancora tutti nel mio cuore)e poi abbiamo avuto la fortuna di essere contattati per questo meraviglioso bimbo che, in quel momento, si trovava ancora in terapia intensiva a causa di problemi al cuore legati alla sua sindrome.
L’intervento andò bene e abbiamo continuato ad accudirlo per mesi in un altro ospedale, fino a quando siamo riusciti a portarlo a casa nonostante tutti i suoi problemi di salute.
Abbiamo avvertito da subito un legame indissolubile, la nostra paura più grande era per la sua salute, per il fatto che sia noi che i nostri figli ci stavamo legando troppo a lui e non avremmo sopportato il rischio di perderlo.
Quando ci hanno comunicato che era adottabile, e che potevamo adottarlo proprio noi, è stata una delle gioie più grandi della mia vita.
Ho smesso di lavorare per dedicarmi completamente a lui, anche se i miei piccoli della comunità mi mancano molto, e abbiamo iniziato l’iter dell’adozione durato ben quattro anni”.
Oggi Christian ha 9 anni, e grazie a questa famiglia straordinaria è un bambino allegro e gioioso, frequenta regolarmente la scuola, ha imparato a fare sport, a suonare uno strumento e a giocare come tutti i bambini della sua età.
La sua storia dimostra come l’adozione non sia un vuoto da colmare, una mancanza, il cammino per arrivare ad avere una famiglia ma piuttosto per darla.
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