Sarebbe sufficiente annotare le richieste di stato di calamità naturale avanzate dai Comuni della nostra provincia negli ultimi anni a seguito dei sempre più frequenti e violenti eventi meteorologici, spesso fuori stagione, per rendersi conto di quanto il nostro territorio sia a rischio: idrogeologico e non solo Per coloro i quali, invece, si fidano soprattutto dei dati ci pensa l’ultimo Rapporto dell’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che mette nero su bianco il consumo di suolo nella nostra provincia e non solo”. Così Gaia Pernarella, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle commenta l’ultimo rapporto pubblicato dall’ISPRA. “I numeri di quest’anno offerti dai ricercatori dell’ISPRA non sono incoraggianti e soprattutto non annunciano un cambio di rotta rispetto alle dinamiche instauratesi negli ultimi anni segnate da un innalzamento delle temperature a causa della minore traspirazione dei terreni, delle acque con conseguente aumento dell’erosione costiera, abbassamento della qualità degli habitat, maggiore erosione del suolo dovuta anche agli incendi con inevitabile crescita della pericolosità idraulica e da frana. E se complessivamente la provincia di Latina registra avere consumato 22287 ettari, 9,9% sul totale di suolo a disposizione, 17,9 ettari in più rispetto al 2018, tra i Comuni, a fare la parte del cosiddetto leone, che in questo caso leone non è, è il capoluogo Latina con 4208 ettari consumati, 15,2% del totale di suolo a disposizione, in termini assoluti un 1 ettaro e 92 in più rispetto al 2018. Un dato ripreso anche a livello nazionale dove vengono confrontati i capoluoghi di provincia da cui risulta che le superfici maggiormente interessate da processi di artificializzazione sono gli spazi naturali residui all’interno delle ‘Aree industriali, commerciali, pubbliche, militari e private’ dove tra il 2018 e il 2019 la percentuale dei cambiamenti sul totale complessivo è dell’11% e tra queste Latina risalta con il 42% dei cambiamenti alla pari con Caserta e seconda solo a Battipaglia con l’82% dei cambiamenti avvenuti. E sempre Latina – prosegue Pernarella -, risulta avere avuto cambiamenti pari al 22%, più di Napoli ferma al 21%, per quanto riguarda il dato relativo al ‘Tessuto urbano discontinuo’, ovvero quei cambiamenti, che portano a una progressiva densificazione e saturazione degli spazi aperti all’interno delle aree urbane. Tra i comuni pontini, invece, dopo Latina sul podio finiscono Aprilia (2538 ettari consumati, 14,3% del suolo a disposizione) e Terracina (1637 ettari di terreno consumato, 12% del suolo a disposizione), seguite da Cisterna di Latina (1515 ettari), Fondi (1161 ettari), Sabaudia (1161 ettari) e Formia (977 ettari). Tra i comuni che in percentuale hanno invece consumato più suolo rispetto a quello a disposizione c’è Gaeta con il 18% (523 ettari) e subito dopo Minturno con il 17,4% (732 ettari) ma fa riflettere anche il dato della piccola Ventotene con 22 ettari consumati (12,8% del suolo a disposizione), così come quello di Ponza: 97 ettari (9,6% del suolo a disposizione). Unico Comune della provincia a invertire il trend – conclude la Consigliera 5 Stelle -, consumando meno suolo rispetto al 2018 è Prossedi ma questo dato è evidentemente non adeguato a sostenere che le cose stiano cambiando in meglio
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