È durata oltre 60 anni l’avventura europea di una testa romana risalente al II secolo d.C., riaffiorata durante uno scavo effettuato a Fondi negli anni Trenta, trafugata tra il 1944 e il 1960 e finalmente tornata a casa.
Il reperto, rappresentante un soggetto giovanile ispirato alla figura di Alessandro Magno, è stato consegnato oggi al Museo Civico di Fondi dai militari del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, reparto operativo sezione archeologia, alla presenza del responsabile di zona della Soprintendenza Francesco di Mario, dell’archeologo nonché direttore del polo espositivo Alfredo Moraci, del sindaco di Fondi Beniamino Maschietto e degli assessori Vincenzo Carnevale e Claudio Spagnardi. Era infatti stato proprio quest’ultimo, nel giugno del 2019, a presenziare alla cerimonia di restituzione dell’opera presso Villa Almone, la residenza dell’ambasciatore tedesco a Roma.
È in Germania, infatti, che il reperto ha trascorso parte della sua lunghissima vita. La svolta nel 1964 quando l’allora direttore del Museo Archeologico dell’Università di Münster, avendo inteso il valore dell’opera, decise di acquistarla da un privato cittadino di Amburgo. Il numero uno del polo espositivo tedesco, non essendovi evidenze circa la provenienza illecita del reperto, non poteva conoscere i dettagli di una vicenda storica che sarebbe stata ricostruita soltanto molti anni dopo. La buona fede dell’Università di Münster e del suo Museo Archeologico è stata confermata quando, da parte tedesca, è stata avanzata spontaneamente la proposta di restituzione. È quindi partito un iter che si è concluso oggi con la riconsegna ufficiale della testa al Comune di Fondi, legittimo proprietario del prezioso frammento di statua.
Secondo quanto ricostruito dal direttore del Museo Alfredo Moraci si tratta di una copia romana di un originale greco, realizzato probabilmente da uno scultore della scuola lisippea nel III secolo a.C.
Capelli lunghi, l’anastolè (ciocca dei capelli disposta verso l’alto), il volto imberbe e l’inclinazione del collo, tutti elementi tipici della rappresentazione del re macedone, suggeriscono che il soggetto scolpito sia ispirato al ritratto individuale di Alessandro Magno.
«Ci troviamo al cospetto di un reperto eccezionale e di grandissimo valore – ha commentato il dottor Francesco Di Mario, responsabile di zona della Soprintendenza – i fori indicano chiaramente che la statua portava una corona, probabilmente realizzata in metallo. Sono tutti elementi che andranno studiati e approfonditi. Devo dire che le numerose attività concluse e in corso stanno rendendo il caso di Fondi particolarmente interessante». Lo stesso ha quindi auspicato la possibilità di organizzare una mostra dedicata proprio agli ultimi reperti restituiti alla città.
«È un’emozione continua – ha aggiunto il sindaco di Fondi Beniamino Maschietto – è la terza testa romana che rientra in città nell’arco di pochi giorni e non sarà l’ultima – ringrazio i carabinieri, la Soprintendenza e tutti coloro che stanno lavorando per ricostruire l’inestimabile patrimonio storico e archeologico della nostra città».
Si tratta di un momento atteso da molto tempo dai cittadini che seguirono con attenzione e curiosità l’incontro di Villa Almone, finito sotto i riflettori dei media internazionali. Vi presero parte, infatti, l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling, il rettore dell’Università di Münster Johannes Wessels, il direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma Ortwin Dally, l’allora ministro dei Beni e delle Attività culturali Alberto Bonisoli, il capo dell’Ufficio Legislativo del Mibac Lorenzo D’Ascia, il comandante del Comando Tutela Patrimonio Culturale Generale Fabrizio Parrulli e l’assessore del Comune di Fondi Claudio Spagnardi.