Con “Le Notti Bianche”, spettacolo avuto luogo ieri, martedì 28 marzo, alle ore 21.00, il teatro Ariston di Gaeta ha confermato il successo della stagione teatrale appena conclusasi, registrando l’ennesimo sold-out.
L’opera, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij, incarna la bellissima e originale interpretazione del ballerino e coreografo Francesco Azzari, il quale, curandone altresì la regia, ha raccontato una delle più struggenti storie d’amore, attraverso un emozionante connubio tra sogno e realtà. Uno dei testi più belli della letteratura mondiale, dunque, narrato esclusivamente attraverso la danza e il linguaggio del corpo, tra espressività e movenze che hanno lasciato spazio a un appassionante inatteso della scena.
La storia, ambientata in una Pietroburgo cupa e romantica, si svolge in quattro notti, simboleggiate da quattro donne. Durante la prima notte il protagonista, sognatore isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, incontra Nasten’ka, una donna che risveglia in lui il sentimento dell’amore e la quale, a sua volta, sembra essere attratta sin da subito dal carattere timido e impacciato dell’uomo.
Nelle notti a seguire i due si incontrano nel medesimo luogo del loro primo incontro aprendosi l’uno all’altro in un crescendo di intimità, enfatizzato da un emozionante scenario in cui bellezza dei corpi e note musicali altamente coinvolgenti hanno lasciato spazio a un’atmosfera onirica diffusasi dal palco all’intera sala. Dal linguaggio del corpo portato in scena dal protagonista si evince – a ben vedere – il suo distacco dalla realtà e il suo mondo di fantasie, tetro e illusorio; la danza di lei, d’altra parte, è rivelatrice del dolore per un amore, solo apparentemente, perduto. La quarta notte, infatti, l’uomo che Nasten’ka crede di aver perso per sempre ricompare nella vita della donna, non avendola mai dimenticata. Di qui, il protagonista riscivola nella solitudine dei suoi sogni, che, pur tuttavia, viene a profilarsi quale valido “rimedio” alla delusione che lo avvolge e unico stimolo a mantenerlo in vita.
Il racconto dei suesposti stati d’animo attraverso la danza e la coreografia acclarano – a tutta evidenza – il linguaggio del corpo quale efficace mezzo di comunicazione, foriero di continui viaggi senza frontiere per effetto di una chiara fantasia creativa. Degne di nota sono, in merito, le bellissime musiche – accompagnate anche da un violoncello presente sulla scena – l’elaborazione del movimento nelle sue molteplici forme e il coordinamento dei gesti e delle linee corporee che, unitamente all’essenzialità dei costumi e della scenografia, hanno rappresentato gli ingredienti vincenti di una coreografia contemporanea elegantemente disegnata e carica di considerevoli dosi di forti emozioni.
A cura di B. Tiziana.
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