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Dissalatore a Ventotene, ordinanza sindacale che blocca i lavori. Besson: “Siamo oltre l’assurdo”

“Siamo oltre l’assurdo, – afferma L’AD Besson – stiamo disperdendo tempo e risorse, con azioni legali, ritardo lavori e quant’altro. Di questi sprechi bisogna rispondere ad un’intera collettività. Adiremo le sedi opportune per verificare i presupposti in materia di responsabilità amministrativa e penale.”
Nella giornata del 25 luglio, il TAR del Lazio, come noto, ha accolto l’istanza cautelare presentata da Acqualatina contro l’ultima ordinanza dell’amministrazione comunale di Ventotene, del 19 luglio scorso, che bloccava, ancora una volta, i lavori di installazione del dissalatore sull’isola.

Appena diffusa la pronuncia favorevole del TAR, poche ore dopo, nel pomeriggio, compariva sul sito web del Comune di Ventotene, l’ordinanza sindacale n. 7/2017, datata appunto 25/07/2017, con la quale è stato vietato dal 26/07/2017 al 30/09/2017, nelle zone del centro storico e portuali (Porto Nuovo e Porto Romano), ogni attività edilizia, nonché l’utilizzo di macchinari ed attrezzature edili rumorose.

Detta ordinanza, di fatto comporta un nuovo impedimento al completamento dei lavori relativi al dissalatore, ubicato presso Porto Nuovo. 

Quello di ieri, 25 luglio, è il terzo tentativo dell’Amministrazione comunale, posto in essere nell’arco temporale di 30 giorni, diretto adimpedire il completamento dei lavori e l’attivazione dell’impianto di dissalazione, ormai in fase di ultimazione.

I primi due, l’ordinanza sindacale del 24 giugno, e l’ordinanza del Capo Area 6 del 19 luglio erano stati entrambi sospesi con decreto cautelare del TAR Lazio, su istanza di Acqualatina.

“Siamo oltre l’assurdo – interviene Besson, Ad di Acqualatina – in un momento di difficoltà diffusa a livello nazionale, con una carenza idrica gravissima, che ha colpito una porzione importante del nostro territorio, siamo costretti addirittura a tornare, per la terza volta in sede giudiziaria; e tutto questo per portare a compimento il nostro lavoro. 

Si tratta di ritardi e sprechi, in termini di costi e tempi, che vanno a gravare su tutto il territorio dell’ATO4, e bisogna renderne conto all’insieme degli utenti. 

E’ per questo motivo – conclude Besson – che, come gestore di un servizio di pubblica utilità, ci troviamo obbligati ad intervenire a qualsiasi livello per verificare i presupposti in materia di responsabilità amministrativa e penale.” 

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