La donazione tramite bonifico è un metodo oramai comune per trasferire denaro ai figli: con la frammentazione si può evitare la tassazione?
Trasferire denaro ai figli via bonifico è comodo, sicuro e tracciabile. Ma ciò significa che il fisco è in grado di analizzare ogni transazione, al di là del suo scopo primario o accessorio. Un genitore può decidere di donare soldi ai figli utilizzando un bonifico per vari motivi. Può essere spinto dalla volontà di fornire loro supporto finanziario ordinario (aiuto per coprire le spese quotidiane o relative all’istruzione) e speciale (contributo per l’acquisto della casa o per l’avvio di un’attività), oppure può muoversi in tale senso per pianificazione patrimoniale.
In questo secondo caso, un genitore intenzionato a ridistribuire il proprio patrimonio è sempre libero di donare ai figli parte dei propri averi per ottimizzare la propria gestione finanziaria o per ridurre la futura imposta di successione. C’è tuttavia da notare che, in Italia, le tasse di successione sono fra le più basse in Europa.
Proprio in questo senso frammentare una donazione ai figli in più bonifici per evitare la tassazione non è una pratica così utile e sensata. Innanzitutto, perché appare rischiosa: potrebbe attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, generando sospetti. In generale, infatti, le donazioni tra genitori e figli sono esenti da tassazione se l’importo è inferiore a un milione di euro.
La frammentazione dell’importo della donazione finale potrebbe avere senso, dunque, solo se l’importo cumulativo dovesse superare questa soglia, visto che l’eccedenza rispetto al milione è soggetta a un’imposta del 4%. La normativa vigente impone tuttavia che tali movimenti siano dichiarati correttamente.
Si pagano meno tasse se si frammenta la donazione ai figli tramite bonifico?
Per le donazioni sotto la soglia citata, per stare tranquilli, basta utilizzare mezzi di pagamento tracciabili, come appunto bonifici o assegni non trasferibili. Se la cifra è importante e trascende il limite di legge, bisogna invece dichiarare tutto al fisco. Altro aspetto interessante: se la donazione è finalizzata a uno scopo specifico, come per esempio l’acquisto di una casa, non è necessario l’atto notarile.
L’art. 769 del Codice Civile definisce la donazione come un contratto con cui il donante arricchisce un referente chiamato donatario, trasferendo un proprio diritto senza pretendere nulla in cambio, per spirito di liberalità. Ma, per la normativa, non tutte le liberalità costituiscono donazioni. Si può parlare di donazioni solo quando comportano un incremento patrimoniale per il donatario e una corrispondente diminuzione del patrimonio del donante.
E come confermato di recente dalla Corte di Cassazione (con la sentenza n. 7442 depositata il 20 marzo 2024), la tassazione scatta solo se tali liberalità risultano da atti sottoposti a registrazione, oppure se sono registrate volontariamente. Oppure se, avendo valore superiore a un milione di euro, vengono dichiarate dal contribuente nel contesto di una procedura di accertamento di tributi.
La Corte ha anche ribadito che non è necessario frammentare i bonifici per evitare la tassazione. Infatti, il fisco potrebbe comunque considerare i vari bonifici come parte di un unico progetto di donazione, soggetto alla stessa tassazione. Quindi, il genitore che fraziona l’importo in più tranches non aggira il controllo dell’Agenzia delle Entrate: chi controlla può interpretare l’operazione come un’unica donazione e applicare la tassazione prevista, nel caso in cui fosse superata la soglia di esenzione.