Un ricco sabato natalizio al Teatro Bertolt Brecht con un doppio appuntamento da non perdere. Alle 18:00 il secondo appuntamento della stagione “Parole sotto lo schermo” a cura del critico cinematografico Alessandro Izzi dal titolo “I suoni e le anime”. Poco o nulla si sa dell’animazione italiana. Quel poco si confonde con la Disney, con il cartone pensato solo per i bambini o, nella migliore delle ipotesi, con la sperimentazione arguta di un genio isolato come Bruno Bozzetto. L’arte della felicità di Alessandro Rak, giusto l’anno scorso, ha appena smosso le acque della nostra memoria collettiva, ma è stato poco più che un sasso nello stagno. Eppure nel nostro cinema si esprimono, proprio oggi, autori di portata internazionale. Veri e propri eroi di un modo di pensare il cinema con colori e matite che operano in silenzio, spesso discosti come i monaci o eremiti, che mietono premi in tutto il mondo e di cui troppo poco si parla qui da noi. Autentici poeti dell’audiovisivo che propongono visioni che a stento te le immagini nei cinema, odorose come sono dei grandi capolavori della pittura che popolano le gallerie. Ed è proprio come un sogno ad occhi parti che si confonde con la veglia: sai che c’è stato, ma non te ne ricordi i contorni. Sabato 27 dicembre alle ore 18:00, al Teatro Bertolt Brecht, il critico cinematografico Alessandro Izzi cercherà di risvegliare il sogno. O perlomeno di farne palpitare l’ombra in un ricordo che spera di restare. Partendo da una riflessione sul rapporto tra immagini e musica, l’incontrò sarà un’occasione per scoprire un mondo di incanti, in cui il disegno gravido di ansie, si piega di volta in volta, a farci da Memoria (il discorso resistenziale ad esempio di un Massi), da monito (l’acuta profondità di un Carrano), da interprete del nostro bisogno di speranza (Rak) e di lirica (Gromskaya).
Si continua, poi, alle 21:00 con “Sciapò”, la stagione del teatro a cappello con entrata libera e uscita a pagamento in cui è il pubblico a decidere quanto vale lo spettacolo. In scena “Tentata memoria”, la storia di Mimmo Beneventano, un medico, un comunista militante, un cattolico praticante e consigliere comunale a Ottaviano a partire dal 1975. Nella sua vita non ebbe mai paura di denunciare gli atti camorristici di Raffaele Cutolo e di chi lo seguiva, usando parole dure e dirette. Il suo coraggio fu punito nel novembre del 1980 da una pallottola che lo uccise davanti agli occhi della madre. Per raccontare la storia di Mimmo Beneventano, Eduardo Ammendola e Nicola Laieta hanno scelto la forma del cunto, dell’orazione civile che si fa strada a partire dalla memoria collettiva. L’autore incrocia in maniera ironica ed emozionante, spiazzante e improvvisa, articoli giornalistici e ricordi personali, documenti storici e episodi di vita, attraverso i quali ricorda insieme al pubblico frammenti di vita, di storia della sua terra e di Domenico Beneventano, un medico come lui vissuto come lui ad Ottaviano, ucciso dalla camorra a pochi passi dalla sua abitazione, trasformando la sua orazione civile in un vero e proprio rito di memoria collettiva. L’azione del ricordare, del documentare, non è qui un’azione orientata al passato, ma un gesto attivo per il presente, e la figura di chi ricorda ritrova nella figura evocata (ma mai conosciuta), un doppio, un compagno di viaggio, un collega con cui dialogare.