Ex discoteca Seven Up ed ex colonia Di Donato “fondi pubblici di oltre 7 milioni di euro buttati al vento”. D’Arco chiede un’indagine amministrativa

D'Arco Silvio
D’Arco Silvio
Intervenendo sul problema sollevato in merito alla situazione e ai mancati interventi su due strutture di Formia, Seven Up e l’ex colonia Di Donato, Silvio D’Arco, già assessore provinciale, sottolinea alcuni passaggi del lungo iter che hanno visto al centro dell’attenzione l’una e l’altra realtà. “Si tratta -esordisce D’Arco- di un autentico esempio di sperpero di danaro pubblico e di inefficienza politica e amministrativa. Sulla ex discoteca Seven Up è stato scritto e consumato un fiume di inchiostro. Questo immobile, situato all’interno del Parco regionale Riviera d’Ulisse, doveva diventare, secondo Bartolomeo, un grande Centro Congressuale. Si tratta di una struttura e di un terreno acquistato dal Comune da oltre 15 anni per la cifra di 700 milioni di vecchie lire. Su tale questione sono stati spesi poi altre decine di migliaia di euro per bandire improbabili concorsi di idee per la progettazione i cui studi e proposte progettuali sono stati poi accantonati in qualche angolo degli archivi comunali disordinati polverosi. Successivamente (nel 2012) su iniziativa dell’allora assessore regionale ai Servizi Sociali, Aldo Forte, furono stanziati per tale struttura la bellezza di circa 3 milioni di euro finalizzati al recupero strutturale da destinare poi alla realizzazione di un centro di cura e assistenza per le persone tossico-dipendenti. Insomma in tale questione sono stati spesi e impegnati dal Comune e dalla Regione Lazio oltre 4 milioni di Euro! Sta di fatto che a distanza di circa 20 anni non sono stati realizzati né il Centro congressuale nè tantomeno il Centro di cura e assistenza per i tossico-dipendenti. Oggi -dichiara D’Arco- ci ritroviamo invece con una struttura che versa nel più profondo degrado, diventato rifugio di persone senza fissa dimora e ricettacolo di rifiuti urbani ingombranti. Per quanto, poi, concerne l’ex Colonia di Donato, occorre dire che stiamo parlando di un importantissimo complesso monumentale posto nel cuore del Centro storico della città in cui si sono svolti, purtroppo, la stessa storia e lo stesso copione della ex discoteca Seven Up. Si tratta di un complesso immobiliare “regalato” praticamente dal comune di Roma alla città di Formia per usi sociali dall’allora sindaco Veltroni. Anche su tale vicenda furono ipotizzati e annunciati grandi progetti. Nel 2000 il Sindaco Bartolomeo aveva commissionato, approvato e pagato un progetto di recupero dell’immobile destinato alla realizzazione di un centro culturale polivalente che prevedeva in particolare un centro multimediale, attività di laboratorio nonché la sistemazione e la fruizione pubblica dell’archivio storico comunale. Per tale progetto la Regione Lazio impegnò nel 2003 la bella cifra di 1 milione e 300 mila euro provenienti da fondi europei. Poi, a distanza di circa 10 anni, la Regione Lazio nel 2012 impegnò altri 2 milioni e 400 mila euro sullo stesso immobile per realizzare invece un nuovo progetto, la cosiddetta “Casa dell’emigrazione degli italiani all’estero “. Si è trattato di pura follia politica, tecnica, finanziaria e amministrativa sia da parte regionale che comunale! Insomma alla fine di queste due “storielle” di mala gestione politica la città di Formia si ritrova con due beni pubblici di straordinaria potenzialità che versano nel degrado più assoluto a fronte di oltre 6 milioni di euro finanziati dalla Regione Lazio finiti scandalosamente nel nulla! Nella fattispecie -conclude D’arco- ci sonno tutti gli elementi e gli indizi utili per consentire al Consiglio comunale di Formia, alla Regione e agli altri organi istituzionali preposti al controllo di aprire una indagine amministrativa e finanziaria approfondita per fare finalmente piena chiarezza su queste vicende davvero assai gravi e rivoltanti per l’intera opinione pubblica locale”.
Orazio Ruggieri

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