Il fegato grasso rappresenta una condizione patologica spesso sottovalutata anche perché, in molti casi, asintomatica. Come si riconosce?
In medicina si parla di steatosi epatica allorquando le cellule del fegato cominciano ad accumulare più grasso del dovuto. Tale patologia, spesso asintomatica, specie nelle fasi iniziali, è particolarmente pericolosa proprio perché subdola e sottovalutata. Solo negli ultimi anni la comunità scientifica ha cercato di illuminare sulla gravità della sindrome conosciuta come fegato grasso.
Fino a vent’anni fa, infatti, era convinzione diffusa che tale patologia non richiedesse particolare attenzione. Ovviamente non è così: la steatosi provoca la sindrome metabolica che debilita il fegato ed espone al rischio di sviluppo di diabete di tipo II e di altre complicanze a esso collegate. Inoltre, è provato che il fegato grasso sia un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, note cause dirette di infarti e ictus. E non è tutto: ci sono anche conseguenze più preoccupanti…
Sappiamo che almeno un adulto su quattro potrebbe soffrire di fegato grasso e dunque di steatosi epatica non alcolica, ovvero non dovuta a un consumo eccessivo di bevande alcoliche. Ma da cosa dipende? Ci sono varie risposte, dato che può essere una condizione genetica o causata da alcuni fattori metabolici determinanti. La maggior parte dei soggetti che soffrono di steatosi sono per esempio sovrappeso.
Sintomi riconoscibili del fegato grasso ed esami
Bisogna quindi stare attenti al grasso viscerale, che si misura con la circonferenza vita (che non deve superare nelle donne adulte gli 80 centimetri e i 94 centimetri nell’uomo). Altri fattori di rischio sono la pressione alta, i trigliceridi alti, cioè superiori al valore di 150 mg/dl, il colesterolo buono non troppo basso e, ovviamente, la presenza del diabete.
Come abbiamo detto, il più delle volte questa condizione è asintomatica. Ed è per questo che in tanti ignorano di essere ammalati e di dover quindi attuare alcuni comportamenti indispensabili a salvaguardare la propria salute. Nei casi in cui compaiono sintomi, si può avere a che fare con affaticamento persistente, dolore o fastidio addominale nella parte superiore destra, nausea e perdita di appetito. Oppure manifestazioni di ittero (cioè l’ingiallimento della pelle e delle sclere) e alterazioni del colore delle feci e delle urine.
Nei casi più gravi il tessuto adiposo del fegato può ingrossare a dismisura l’organo, infiammandosi, distruggendo poi le cellule epatiche, che vengono progressivamente sostituite da tessuto fibroso. Da qui, la condizione può evolversi in fibrosi, cirrosi o addirittura tumore. La buona notizia è che la steatosi è reversibile: il grasso nel fegato molto ridotto con un una dieta sana, perdita di peso, ginnastica e farmaci adatti.
Per diagnosticare il fegato grasso, è importante svolgere delle analisi del sangue per valutare i livelli di enzimi epatici (ALT, AST, GGT) e poi pensare, nel caso, a un’ecografia addominale, utile a rilevare l’accumulo di grasso nel fegato. Nelle situazioni sospette, si indaga ulteriormente con il fibroscan, che serve a individuare eventuali danni epatici.