Di Gabriella Gelso
Dopo aver sentito a lungo parlare di maltrattamenti, lesioni e uccisioni degli animali, un fenomeno tristemente in aumento, adesso possiamo finalmente riscattare i nostri “fedeli amici”, attraverso azioni legali.
Ci da la sua parola l’Avvocato Irene Ciaramaglia, originaria di Gaeta, ma operante a Bracciano, la quale è impegnata in questa lotta, attraverso l’Associazione Gaia Animali & Ambiente, dove è referente regionale per il Lazio.
Il Legale racconta come è nato tutto, partendo dalla sua storia personale: “In seguito alla laurea in giurisprudenza ho sempre voluto fare l’avvocato, quindi ho iniziato con il tirocinio, l’ho fatto a Napoli e mi sono occupata però, di tutt’altro, ho fatto civile, con le classiche situazioni previste come risarcimenti, diritti condominiali, decreti ingiuntivi. In seguito piano piano, una volta che ho iniziato ad avere più preparazione, più sicurezza in me stessa, ho cominciato anche a cercare qualche materia che potesse essere oltre che lavoro, una passione, assecondandone una che ho fin da bambina, praticamente sono un amante degli animali e paladina dei loro diritti. Finalmente oggi siamo arrivati in un periodo storico, dove c’è questa tutela e per caso girando su internet ho conosciuto un’associazione animalista, Gaia Animali & Ambiente, il cui presidente è Edgar Meyer, con il quale ci siamo fatti una piacevolissima conversazione telefonica e mi ha dato la possibilità di entrare nel loro team di avvocati, spiegandomi come funziona la figura dell’avvocato animalista che opera per questa Onlus”.
Il primo contatto è via mail, quindi attraverso questa modalità mi viene illustrato il caso e già vado a dare dei piccoli suggerimenti su come e se si può intervenire soprattutto. Una volta che il cliente mi vuole incontrare stabiliamo la linea difensiva. Faccio un esempio recente che mi è capitato: il padrone di un cane a cui era affezionatissimo, perché l’ha tolto da un canile, prendendoselo in cura, attraverso una clinica veterinaria che ha messo in atto un comportamento omissivo, non apprestando le cure diligenti per la salute dell’animale. Dopo due mesi questo animale è deceduto nel sito medico, ma grazie alle cartelle cliniche ed a pareri di medici specializzati in tale campo, si è riuscito a dimostrare la malasanità veterinaria”.
“Vorrei fare un importante precisazione, oggi, grazie ad una maturazione della sensibilità del legislatore, il nostro codice penale prevede che l’animale sia inteso non più come bene mobile, secondo il codice civile, (se io subisco un danno lo chiedo in quanto proprietario), invece adesso direttamente penalmente come essere senziente, che prova sofferenza e quindi vengono previsti i resti di maltrattamenti contro di esso. Si agisce per chiedere la sofferenza morale che è stata recata al padrone per la perdita dell’animale a cui è legato”, commenta orgogliosa di quanto raggiunto oggi dalla legge.
Per evitare che accadano tali scempi, la prima cosa da fare è la sensibilizzazione secondo la consulente: “Le zone di competenza in cui personalmente opero sono Roma Nord e Viterbo e mi sono capitati molti casi che una volta sembravano scontati, invece adesso anche negli stessi canili c’è una supervisione, proprio perché si parte dalla denuncia, si va a fare l’ispezione e si verifica l’animale in che condizioni si trova. Lo strumento fondamentale è la collaborazione con le forze dell’ordine, le quali vanno ancora sensibilizzate, infatti spesso ci rechiamo dai carabinieri per querelare un caso di maltrattamento sugli animali e ci viene detto abbiamo tante altre pratiche più importanti. Attualmente, invece si stanno ottenendo tanti risultati, c’è ancora molto da fare, ma l’importante è la sensibilizzazione”.
Alla luce di quanto detto fin qui, per concludere, a chi ha un animale domestico raccomanda di non umanizzarlo, di rispettare la natura dell’animale, perché nella sua esperienza ha potuto assistere anche a casi che vanno nel ridicolo, ma di tutelarlo, perché non è solo il giocattolo da tenere in casa, di cui sbarazzarsi durante l’estate, quando dobbiamo andare in vacanza. Quindi tutelarlo a trecentosessanta gradi e denunciare i casi in cui si ravvisano maltrattamenti perché oggi è possibile.
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