Formia, beni confiscati: Bartolomeo scrive allo Stato

Il primo cittadino di Formia, Sandro Bartolomeo, ha inviato una missiva al Presidente della Repubblica Mattarella, al Presidente del Consiglio Renzi, al Presidente del Senato Grasso, al Presidente della Camera Boldrini, ai Ministri della Giustizia dell’Interno, Orlando e Alfano, Alla Commissione Parlamentare Antimafia, Al a Governatore della Regione Lazio Zingaretti, al Prefetto di Latina Faloni, al Questore di Latina De Matteis, al Dirigente del Commissariato di Formia Di Francia e al Comandante dei Carabinieri Pirrea. Ecco il testo della lettera:

“Gentilissimi/e

nella mia qualità di Sindaco del Comune di Formia, confidando e auspicandomi di risolvere con l’intervento e il contributo delle SS.LL. un’annosa questione locale di estrema gravità e delicatezza oltre che di indurre una riflessione sull’efficacia della normativa attinente la gestione dei beni confiscati e il loro riutilizzo, sono a significare quanto segue:
– con sentenza pubblicata il 10.05.2013 la Suprema Corte di Cassazione sez. II, nell’ambito delle misure di prevenzione nel Proc. Pen. R.G. n. 40308/12 a carico di Cipriano Chianese confiscava definitivamente il bene immobile sito in Formia, già noto come “Marina di Castellone”;
detto bene è inciso contemporaneamente da procedimento di sequestro, a carico di Maria Vincenza Chianese, emesso il 27.12.2005 dalla sez. XXIII Ufficio GIP del 
Tribunale di Napoli e attualmente pendente dinanzi alla Corte di Assise di Napoli —V Sezione;
su istanza di questo Comune, l’A.N.B.S.C., in data 3.9.2013, formulava, senza successo, alla Corte di Assise di Napoli, istanza di revoca della misura penale disposta in ordine al bene già definitivamente confiscato, ai sensi e per gli effetti del comma 9 art. 2-ter della Legge 575/1965 e s.m.i.;
solo all’esito sarà, quindi, possibile la destinazione dell’Agenzia dei Beni Confiscati in favore delle Amministrazioni che risponderanno all’emananda manifestazione di interesse;
il bene, edificato ed appartenuto dapprima a famiglie storiche di Formia e poi finito nelle mani della camorra attraverso una serie di atti di compravendita succedutisi nel tempo, è attualmente gestito da un’Amministratrice Giudiziaria;
in data 16.05.2014 questa Amministrazione richiedeva all’Amministratrice Giudiziaria interventi urgenti ed indifferibili sulla struttura “al fine di garantire l’integrità fisica della popolazione eper la sicurezza urbana, per migliorare le condizioni di vivibilità nel centro urbano, la convivenza civile e la coesione sociali’, ovvero in via subordinata, l’assegnazione temporanea del beneper utilizzarlo afini istituzionali el o sociali, con accollo delle spese necessarieper la sua mattazione
eper il suopieno utilizzo, anche a mezz° difondi da reperirsipresso la Regione La^o”;
di contro, nell’intento di valutare la possibilità di mettere a reddito il bene, rAmministrazione Giudiziaria emanava un avviso pubblico per l’affidamento a privati ad un canone di € 25.000,00 mensili, andato deserto;
tra gli organi della procedura – l’amministratrice giudiziaria e lo scrivente, nella sua qualità di Sindaco – venivano successivamente intavolate trattative volte alla concessione del bene a titolo gratuito, a fronte della quale l’amministrazione si sarebbe impegnata a gestire e manutenere l’immobile sino alla sentenza definitiva, per la quale occorreranno ancora diversi anni;
il preventivo acquisito nel luglio 2015 dalla società “Formia Rifiuti Zero”, interamente partecipata dall’ente comune, ha stimato necessari costi pari ad € 54.525,32, per le operazioni di pulizia, risanamento e smaltimento dei materiali;
una perizia tecnica acquisita, sempre nel luglio 2015, ha stimato necessarie opere per circa tre milioni di euro per mettere in sicurezza e rendere di nuovo agibile la struttura;
non ritenendo percorribile questa via, l’amministrazione giudiziaria proponeva la stipula di un contratto di locazione, per sei anni rinnovabili, al prezzo di € 240.000,00 annui, da corrispondersi mediante lavori di pulizia e recupero ambientale, lavori di ristrutturazione ordinaria e straordinaria e pagamento in denaro della differenza;
sic stantibus rebus, tale soluzione non è ritenuta praticabile da questa Amministrazione, sia per la gravosità dell’impegno economico cui la stessa dovrebbe far fronte esclusivamente con mezzi propri, sia e soprattutto perché, nella denegata e non creduta ipotesi di restituzione dell’immobile al proprietario, questi godrebbe di una ingiustificabile locupletazione sotto il profilo morale e anche economico;
– il complesso, sito nel pieno cuore della città e unico sbocco a mare esistente dal centro cittadino, rappresenta una bomba igienico-sanitaria, con seri rischi di epidemie per il totale stato di abbandono e degrado in cui versa (afflitto da un’enorme quantità di detriti, erbe infestanti, rifiuti, deiezioni umane ed animali) che desta altresì allarme per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini e dei turisti, essendo stata rilevata al suo interno la presenza di intere comunità di stranieri e clochard, più volte sottoposti a sgombero, tra cui potrebbero nascondersi anche elementi socialmente pericolosi (nel corso di recenti brillanti operazioni, la locale P.S. ha tratto in arresto spacciatori che avevano trovato ricovero proprio all’interno di quel sito), (cfr. relazioni dell’08-04.2014 dell’Ufficio Patrimonio e del 29.06.2016 del Comando di Polizia Locale all.te);
ciò è fonte di costante preoccupazione per questa Amministrazione e di responsabilità per il sottoscritto che, in qualità di Sindaco, massima autorità sanitaria e ufficiale di governo, è tenuto a prevenire e contrastare ogni fenomeno in materia di sicurezza e incolumità pubblica;
– il bene appartenuto all’aw. Cipriano Chianese rappresenta per la nostra Città, per la Regione Lazio ma, più in generale, per lo Stato italiano una delle più eclatanti sconfitte ed evidenzia, al contempo, le criticità della legislazione sul riutilizzo dei beni confiscati;
amministrare l’immobile – struttura alberghiera di pregio sorta negli anni ’70 -, sottrarlo allo scempio a cui è stato condannato dal trascorrere del tempo e dall’azione devastatrice di vandali e comuni delinquenti, sarebbe un segnale significativo che, al di là del recupero fisico del sito e della riqualificazione socio-ambientale che indubbiamente produrrebbe, verrebbe letto come un fondamentale intervento di ripristino della legalità violata;
l’acquisizione dell’immobile richiede uno sforzo economico che travalica le reali possibilità finanziarie del Comune di Formia;
è evidente che Yimpasse in cui versa il bene confiscato e la totale impossibilità per il Comune di Formia di agire, richiede un impegno coordinato e uniforme da attuarsi sotto profili diversi, in primo luogo revocando la misura penale disposta – essendo il bene in oggetto già definitivamente confiscato nell’ambito del procedimento di misure di prevenzione – e assegnando a questo Comune l’immobile, per il tramite dell’A.N.B.S.C, corredato di una dote per la sua totale riqualificazione. A ciò deve accompagnarsi un’auspicabile e non più differibile riforma della legislazione nazionale che introduca la vendita dei beni confiscati e, ove inutilizzabili, il loro abbattimento oltre a norme più stringenti per la riduzione dei tempi dei procedimenti penali connessi e per la valutazione della opportunità, della trasparenza e delle modalità delle gestioni giudiziarie.
Ciò premesso, nella mia qualità, mi rivolgo alle esimie Istituzioni in indirizzo affinché Vogliano attivarsi, ciascuna per quanto di ragione, dando concretezza alla sensibilità mostrata alle tematiche di contrasto alla criminalità organizzata, per coadiuvare, supportare e indirizzare la scrivente Amministrazione nel prendere in gestione immediata, anche se temporanea, l’immobile fornendo, senza indugio, i mezzi necessari alla sua improcrastinabile sanifìcazione e riqualificazione e, in esito, al suo reimpiego produttivo, utilizzando anche direttamente i fondi già gestiti dalla soppressa ABECOL.
Il “Marina di Castellone” potrebbe tornare al sano splendore dei suoi albori prima che la camorra lo utilizzasse per il riciclaggio di denaro frutto delle più spregevoli attività criminali, con l’obiettivo che, rimosso il doloroso e quotidiano ricordo della presenza delle mafie sul nostro territorio, possa assurgere a simbolo di positivo affrancamento della Città e dello Stato italiano tutto.
Certo di un Loro tempestivo intervento, resto in attesa e porgo i miei migliori saluti.”

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