Da quando il Marocco ha invaso il Sahara occidentale, il popolo Saharawi vive in territorio algerino, nei campi profughi allestiti nel deserto dell’Hammada, uno dei più inospitali della Terra. Sono 200 mila e da 38 anni vivono senza patria, dimenticati dal mondo e dall’Europa che, per via del veto della Francia, non li riconosce come Paese indipendente. Hanno scuole e tradizioni ma due soli medici per l’intera popolazione. Senza farmaci, con l’acqua che scarseggia e le temperature che superano i 50 gradi all’ombra, vivere è un mestiere davvero complicato. Specialmente per i bambini. Dal 2003 Formia cerca di dare il suo contributo attraverso l’associazione “Formia-Saharawi onlus” che ogni estate ospita una delegazione di bambini provenienti da questo lembo martoriato di mondo. I bimbi, di età compresa tra i 6 e i 10 anni, dal 29 giugno sono ospiti del Centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli” e il 24 agosto ripartiranno alla volta del Saharawi. Oggi, accompagnati dal professor Marcello Lucciola che da dieci anni si occupa del progetto, hanno fatto visita al sindaco Sandro Bartolomeo che si è intrattenuto a conversare con loro nella sala Sicurezza. Alcuni di loro conoscono l’italiano, gli altri parlano arabo e spagnolo (il Sahara occidentale originariamente rientrava nei possedimenti della Corona di Spagna). L’amministrazione ha donato ad ognuno dei bambini pennarelli e album su cui disegnare. Ma ciò che più conta è il contributo che l’associazione “Formia-Saharawi onlus” e il Comune danno loro sul fronte dell’assistenza medica e ospedaliera. In dieci anni di gemellaggio sono stati curati centinaia di bambini Saharawi, decine dei quali sottoposti ad interventi di chirurgia e microchirurgia. Al cospetto del sindaco, i bimbi si sono esibiti in canti e danze caratteristiche. Lo sguardo sereno di chi ha la vita davanti, nonostante le tragedie che devastano il mondo.
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