E se, d’un tratto, il folle assumesse le vesti del giudice e sul banco degli imputati finisse il mondo dei cosiddetti normali? Da questo paradosso prende vita “Caffè e sigarette… please”, lo spettacolo diretto da Alessandro Capone che andrà in scena domenica 17 luglio alle ore 21 presso l’area archeologica di Caposele.
“Caffè e sigarette… please” racconta di una mattina all’apparenza come tante. Al risveglio, i pazienti dell’istituto si trovano inaspettatamente nella possibilità di “gestire” le proprie vite e di “giudicare” il mondo esterno, quel mondo che li ha relegati in un’isola sperduta di cui nessuno conosce neanche più l’attracco. Istruiscono quindi un processo, surreale, rovesciato nel quale i pazienti psichiatrici, parte lesa, rivendicano i propri diritti e mettono sotto accusa le loro famiglie, colpevoli, con l’alibi della malattia, di averli abbandonati e rimossi dal proprio universo affettivo e relazionale. Eccoli quindi assumere i ruoli di giudici, avvocati, giurati, testimoni. Daranno inizio ad un’analisi sincera dove per la prima volta possono esprimersi con quella libertà che avevano perduto e stavolta essere loro a “giudicare” noi.
“Questo progetto innovativo – ha commentato Piergiorgio Guidorzi, direttore sanitario della clinica – fa parte di un più ampio processo di riabilitazione dei nostri pazienti. Il teatro è uno strumento terapeutico straordinario, in grado di far emergere aspetti emotivi e affettivi difficilmente ottenibili con altro genere di interventi. I pazienti recuperano così una parte delle loro capacità di interazione. Ogni seduta di prova era accompagnata dalla presenza di uno psichiatra, di uno psicologo e di più educatori. Indipendentemente da come andrà domenica sera per noi è già un grande successo”.
“La prima cosa che ci siamo chiesti – ha dichiarato Luca D’Alisera, co-sceneggiatore insieme al regista Alessandro Capone – era che tipo di spettacolo impostare, quale testo e quali tematiche affrontare. Ci è sembrato giusto puntare su un’idea che fosse in grado di restituire ai pazienti la possibilità di mettersi in gioco, di dimostrare le proprie capacità e assumere un potere-responsabilità. Così abbiamo immaginato un vero e proprio tribunale con giudici e avvocati. I tre attori professionisti coinvolti (Roberto D’Alessandro, Giampiero Mancini e Massimiliano Vado) hanno un ruolo marginale perché i protagonisti veri sono i pazienti. La cosa bella è che, nell’interpretare il copione, ciascuno ha introdotto il proprio vissuto, qualcosa dell’esperienza, spesso drammatica, che ha portato con sé. Il risultato, devo dire, è stato davvero sorprendente”.
“Si tratta di una iniziativa importante – ha commentato l’Assessore ai Servizi Sociali Giovanni D’Angiò – in cui l’Amministrazione crede molto. La speranza è che si faccia tesoro di questa esperienza e si dia continuità al percorso di riabilitazione realizzato attraverso il teatro. Lavoriamo tutti per rendere più flessibili menti che riteniamo rigide ma spesso non ci rendiamo conto di quanto rigidi siamo noi. Sono soddisfatto anche dell’attività di auto-promozione che i pazienti hanno svolto in questi giorni, distribuendo volantini sullo spettacolo nei supermercati, nei luoghi pubblici, in spiaggia. E’ un modo per riprendere un percorso di fiducia. Spero sia la base per futuri lavori finalizzati all’integrazione ed inclusione sociale”.
“Con questo spettacolo – dichiara il Sindaco Sandro Bartolomeo – è nata una collaborazione importante tra il Comune e una struttura specialistica che, per la delicatezza del versante in cui opera, credo sia necessario abbia un rapporto col territorio. Siamo ben felici di poter rendere tale collaborazione ancora più feconda. Inserendo l’evento nel calendario dell’estate 2016, l’Amministrazione ha voluto dare un segnale di vera integrazione. Non guardiamo agli attori con spirito compassionevole. Questo è un vero e proprio spettacolo e saremo anche giudici della sua qualità. Credo che ai pazienti serva questo: potersi mettere in gioco, dimostrare di essere ancora persone capaci. Sono certo che domenica il pubblico non mancherà. La speranza è che questa sia solo la prima di tante iniziative. L’Amministrazione – conclude – sarà felice di ospitarle nelle proprie strutture e nel fornire il proprio sostegno”.
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