Ventinove maggio, pochi minuti dopo le 17. “Ero a Minturno – spiega – per un’iniziativa del centro diurno Marica. Al telefono l’avvocato Aprea mi disse della morte di Mario. Tornai a Formia sconvolto. Fuori all’abitazione trovai una folla di persone, l’area già delimitata e un continuo viavai di poliziotti. Per l’amicizia che mi legava a lui, più che per il ruolo che rivesto, mi fu consentito di vedere il corpo di Mario ma solo dall’esterno. E oggi c’è chi mi accusa di aver inquinato la scena del crimine…”. Il Sindaco Sandro Bartolomeo ripercorre i drammatici giorni seguiti all’omicidio dell’avvocato Piccolino. Lo fa parlando ai giornalisti nella conferenza stampa indetta all’indomani delle accuse lanciate dai gruppi di opposizione e da Michele Forte, suo predecessore sulla poltrona di primo cittadino.
Il delitto, lo Stato e i cittadini. “Il corpo di Mario – ricorda – fu portato via in tarda serata. Davanti alla sua casa c’erano molti Amministratori: Assessori, Delegati e Consiglieri comunali, di maggioranza e opposizione. Insieme decidemmo di convocare il Consiglio comunale per il giorno successivo. Qualunque Sindaco avrebbe sentito il dovere di farlo. Durante la seduta, celebrata all’unanimità dei presenti, non ricordo che si siano registrate posizioni diverse rispetto a quanto da me espresso, né all’interno del Consiglio, né tra le figure istituzionali che presero parte all’evento, come il Sottosegretario Amici e il consigliere regionale Simeone. Fu una corale e unitaria manifestazione di preoccupazione per quanto stava avvenendo. La stessa mattina si tenne un sit-in spontaneo in Piazza Vittoria da cui partì la richiesta di autorizzazione per una fiaccolata in via Vitruvio. Giustamente, l’Amministrazione aderì, così come fecero tanti altri cittadini. A mia memoria, non ricordo a Formia un corteo più partecipato. La gravità dei fatti, comunque, alimentò l’interesse dei media nazionali e il caso finì sulla scrivania della Distrettuale antimafia di Roma, certo non su mia richiesta. La presenza della Dda prefigurava scenari inquietanti. E questo a prescindere dalle dichiarazioni o interpretazioni che oggi l’opposizione tenta di rigirare a proprio favore”.
I riflettori accesi. “Durante i 18 giorni intercorsi tra l’omicidio e l’arresto del presunto assassino – spiega Bartolomeo – ho mantenuto un profilo istituzionale, rispettando il lavoro degli inquirenti. Ci attaccano perché abbiamo dato risonanza al fatto che a Formia ci sono importanti infiltrazioni da parte della criminalità organizzata? Piuttosto, dovrebbero chiedersi perché tali fenomeni esistono e perché l’omicidio abbia generato, anche negli inquirenti, il sospetto di un collegamento con le dinamiche mafiose. Perché a Formia si è parlato subito di criminalità organizzata? Sono impazziti tutti: Dda, media nazionali, le tante persone che hanno partecipato alla fiaccolata? In realtà questo succede perché quello delle infiltrazioni mafiose è un problema reale di questo territorio e negarlo è puerile. Del resto, non sono sorpreso. Colui che ha lanciato la polemica, Michele Forte, negli anni ha sempre negato la presenza dei fenomeni criminali su questo territorio”.
I danni all’immagine. “Quelli – risponde Bartolomeo – li ha prodotti il pentito Carmine Schiavone quando definì Formia ‘Provincia di Casale’. In quell’occasione – e i video sul web lo dimostrano -, tirò in ballo Michele Forte quale referente del clan. Il riferimento è ad epoche che non ho dimenticato. Anni in cui la Dc presentava esponenti dello spessore criminale di Aldo Ferrucci e Sorbillo. Come si fa a minimizzare quando questo territorio è pieno di investimenti criminali ed ospita esponenti delle più importanti famiglie di camorra. Parlare di criminalità è un atto di coraggio, significa porre le premesse per sconfiggerla. E’ triste che della immagine di Formia parli proprio Michele Forte, colui che la Procura di Latina pone a capo del ‘Sistema Formia’. Un’indagine che ha coinvolto la sua Amministrazione, non la mia. Attacchi così violenti e ingiustificati, non fermeranno comunque il corso della storia. Le indagini sulla criminalità organizzata vanno avanti. Lo ha detto in un’intervista il procuratore di Cassino e il Questore di Latina ha chiesto a tutti di non abbassare la guardia. Noi, state certi, non lo faremo”.
Sant’Erasmo. “E’ facile parlare a posteriori. Dovevamo decidere in quel clima e in quel contesto. Il 99% dei cittadini di Formia ha comunque apprezzato la decisione di posticipare i festeggiamenti. Personalmente, lo rifarei cento volte”.
Seven Up. “La vicenda è chiara, parlano gli atti. Venni a sapere che l’ex discoteca era in vendita all’asta giudiziaria. Mi presentai accompagnato dai Carabinieri con un assegno da un miliardo di lire. Quel giorno al Tribunale di Latina c’era lo sciopero degli avvocati. All’asta ci presentammo solo noi ed uno strano individuo che dichiarò d’essere lì ‘per sentire’. A fine udienza, il giudice ci spiegò che l’unico creditore era una banca e che, se volevamo acquistare il bene, avrebbe lui stesso autorizzato la transazione col proprietario, proprio al fine di soddisfare il creditore. Tentare di negare che ci fosse un’asta giudiziaria è l’ennesima falsità di questa opposizione”.
Il Piano regolatore. “Perché lo abbiamo tirato in ballo? Per gli stessi motivi che ci hanno spinto a cancellare alcune previsioni edificatorie previste dalla bozza precedente di piano regolatore. Quando sarà il momento, faremo il raffronto tra il nostro prg e quello proposto dalla precedente amministrazione. A quel punto andremo a leggere quali sono le aree interessate e, soprattutto, quali i proprietari…”
Beni confiscati. “Nei cinque anni di governo, l’Amministrazione Forte non ha mosso un dito per farsi consegnare i beni che erano stati confiscati alla criminalità organizzata. Eppure, si trattava di un suo preciso dovere”.
Criminologa e legale di parte civile. “La dottoressa Immacolata Antonietta Giuliani – rende noto Bartolomeo – ha svolto il suo lavoro di consulenza a titolo completamente gratuito, esattamente come l’avvocato e consigliere comunale Mattia Aprea. I funerali di Mario sono stati pagati dall’Ordine degli Avvocati di Latina che ringrazio per la sensibilità dimostrata. I costi per la tumulazione di Mario nel cimitero di Ausonia sono stati invece sostenuti dalla famiglia. Il Comune di Formia non ha speso neanche un euro. Una volta per tutte – conclude -, finiamola con queste calunnie di basso livello”.
Gli fa eco il consigliere Mattia Aprea, presente alla conferenza stampa al fianco del Sindaco. “Ho accettato la consulenza a titolo totalmente gratuito – spiega -, esattamente come feci a suo tempo quando assunsi l’incarico della Golfo Ambiente. Incarico per il quale non ho percepito nulla. Anzi, ci ho rimesso. L’ex Sindaco Michele Forte ha detto di non conoscere ‘Bella ciao’ la canzone suonata dalla banda all’uscita del feretro di Piccolino? Beh, forse non ha studiato la storia. Se lui gode della libertà di parola lo deve ai partigiani che hanno dato la vita per liberarci dal nazifascismo. Gli auguro di uscire pulito dall’inchiesta sul ‘Sistema Formia’ ma da lui non accetto alcuna lezione di moralità”.
Ha preso la parola anche la Delegata alla Legalità Patrizia Menanno. “Questo drammatico fatto di sangue ha messo a dura prova la città. Abbiamo risposto dando voce ai cittadini che ci chiedevano di impegnarci, anche attraverso manifestazioni pubbliche, perché la situazione di Formia e del territorio fosse al centro dell’attenzione dello Stato. L’omicidio, per quanto legato ad una matrice privata, resta figlio di quella cultura della sopraffazione che è l’humus su cui germina il cancro delle mafie. Fermo restando che le indagini vanno avanti, posso dire una cosa con certezza: nessuno ha strumentalizzato alcunché. Eravamo e siamo talmente addolorati per quanto accaduto che mai ci saremmo sognati di fare una cosa del genere. Sono convinta peraltro che Formia non ha subito alcun danno d’immagine che, anzi, ne è uscita rafforzata. Una città capace di ribellarsi alla alla sopraffazione. Una città unita che rifiuta la mafia ed ogni forma di violenza”.