Otto clip per raccontare la dipendenza, intesa come amore per il vizio: il gioco d’azzardo e il sesso, l’alcol e la tecnologia, gli aspetti della vita che sempre più spesso privano le persone della libertà di autodeterminarsi. Il progetto “Dipendi-AMO”, promosso dal centro di ricerca B.A.R.T. dell’università di Cassino con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Formia e la collaborazione della “Alfiere Productions” è stato premiato nel corso del recente “Formia Film Festival” andato in scena dal 27 al 30 aprile presso il cinema “Multisala del mare”. Nell’ambito della kermesse sono stati proiettati i cortometraggi realizzati dal regista Nunzio Paolo Russo che rappresentano il lavoro di ricerca svolto dal team dell’ateneo di Cassino.
“Dipendi-AMO’ – spiega la dottoressa Anastasia Pezzella, curatrice del progetto – nasce dalla volontà di rendere visibile e quindi spiegabile a tutti il mondo della dipendenza comportamentale. Ognuno di noi ritiene di essere immune da questo mondo ma uno sguardo più profondo o semplicemente più attento può aiutarci a prendere consapevolezza del fatto che tali dinamiche, direttamente o indirettamente, appartengono al quotidiano che ci circonda. Il BART – Behavorial addiction research team dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale si occupa da tempo di studiare, ricercare e intervenire in questo ambito. Le clip mirano a stimolare la consapevolezza, ad informare le persone affinché imparino ad ascoltarsi e a prevenire i fenomeni di dipendenza”.
“Si tratta di un progetto importante – commenta l’Assessore alle Politiche Sociali Giovanni D’Angiò -, meritevole della giusta visibilità perché accende i riflettori su un tema attualissimo che ha riflessi tangibili sulla vita delle persone e che troppo spesso è negato, semplicemente perché poco conosciuto. La rappresentazione cinematografica favorisce l’immedesimazione dello spettatore e stimola in lui la riflessione sui comportanti. Il benessere di ognuno di noi è legato alla capacità che abbiamo di scegliere. La società in cui viviamo, la velocità e la quantità delle informazioni che siamo chiamati a decodificare ogni giorno, spesso restringono gli spazi che dedichiamo alla conoscenza di noi stessi. Iniziative come quella del BART ci aiutano a colmare questo gap e noi siamo pronti a sostenerle”.