“Ai ragazzi – spiega De Nicolò, ospite al convegno dell’Assessora alla Cultura Maria Rita Manzo – ho spiegato come la seconda guerra mondiale vada computata sui dieci anni e non sui cinque della tradizionale cronologia. Questo perché l’itinerario bellico italiano non partì nel 1940 ma cinque anni prima, con l’invasione dell’Etiopia e, a seguire, con il contributo che il regime offrì alla causa nazionalista nella guerra civile di Spagna. L’ingresso al fianco della Germania di Hitler fu un suicidio annunciato dal momento che lo stato maggiore dell’esercito aveva già informato Mussolini di quanto l’esercito italiano fosse impreparato a sostenere uno sforzo di tale portata. Di fronte alle rapide e schiaccianti vittorie del fuhrer in Francia, Mussolini prese la sciagurata decisione e di lì in poi, su ogni scenario l’Italia ebbe sempre bisogno dell’alleato tedesco”. Quanto al capitolo della guerra in Italia. “Si trattò di un conflitto diverso dalla Grande Guerra – spiega De Nicolò – perché coinvolse in larga misura le popolazioni civili, con un numero di morti complessivo dieci volte superiore. Con l’arrivo della guerra in Italia il regime mostrò tutta la sua debolezza e, dalla prima caduta del 25 luglio, passando per l’armistizio dell’8 settembre, si arrivò alla rinascita attraverso l’antifascismo. Quest’ultimo unì due generazioni diverse: quella degli attivisti che tornavano dal confino e quella dei giovani, cresciuti sì all’ombra del regime ma desiderosi di dare all’Italia un orizzonte diverso e nuovo. Ho spiegato agli studenti l’altissimo senso di responsabilità che, pur in un clima internazionale di forti divisioni, seppe avere la classe politica italiana del primo dopoguerra. Pur fronteggiandosi politicamente, i partiti seppero portare a termine la scrittura di una Costituzione destinata ad essere un punto di riferimento anche per gli altri Paesi europei. La tempra morale dei costituenti e della generazione successiva è difficile trovarla in altri momenti di vita della nostra Repubblica. Che la cultura e, in particolare lo studio della storia aiutino le nuove generazioni a recuperare quell’energia. Ne vale del futuro del Paese”.
Comunicato Stampa
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