#Formia, il sangue manca? Lo sport è presente!

Donare il sangue, oltre che un nobilissimo gesto, è pure diventato una encomiabile e –auguriamocelo- una gara da imitare da parte di atleti e sportivi. Infatti, dopo l’esempio fornito giorni fa dai tesserati del Cus Cassino, scesi a Formia, con il loro presidente Carmine Calce in testa, per donare il sangue, a Ferragosto c’è stata la “risposta” pontina a questa meravigliosa gara. Alle ore 8,30 di venerdi 14, si sono presentati presso il Centro trasfusionale di Formia rappresentanti della Polisportiva del Golfo per donare il sangue per quanti ne necessitano. “Gesto bellissimo –ha sottolineato Angelo Riccardelli, presidente degli emotrasfusi del sudpontino- che gli atleti amatoriali della Polisportiva del Golfo rinnovano da anni con i suoi componenti, tanto è vero che la struttura del presidente Ernesto Serio stimola i soci ad essere generosi verso il prossimo meno fortunato. Ancora una volta –ha tenuto a ribadire Riccardelli- il carico di lavoro straordinario se lo sono accollati l’infermiere generico Nevio, il quale, pur con una spalla semibloccata da forti dolori, era presente sul posto e l’icona del Centro trasfusionale, la dott. Giovanna Biondino, che, pur non avendo a disposizione, sebbene da tempo lo abbia ripetutamente richiesto, altro personale, si è prodigata in prima persona nei prelievi e alla raccolta del sangue, coadiuvata in maniera stakanovista dall’infermiere Nevio e dal Tecnico analista Maria. Li considero eroi –termina con una nota polemica Riccardelli- perché non credo che esistano altre persone in questi tempi, che si sacrificano per i bisognosi, come loro. Altri avrebbero normalmente chiuso il reparto e chi s’è visto s’è visto”. Chissà se a Latina, i vertici ASL, che svolgono le loro mansioni certamente non a costo zero e non rinunciando al loro tempo libero, riescono a comprendere la portata del comportamento degli “eroi” indicati dal presidente Riccardelli e a inviare giù, al Centro Trasfusionale di Formia, qualcuno dei dottori e degli operatori che, nella città capoluogo, non ci risultano essere impegnati senza soluzione di continuità nell’arco della giornata, come avviene, invece, nel Centro del “Dono Svizzero”. Oppure ci vuole una grande cultura o qualcosa d’altro per capire queste cose? 

 

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