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Formia, “Liberi ed Uguali” fa il punto sulla crisi idrica dell’Ato4

La recente conferenza dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia dell’ATO 4 Latina ha sicuramente segnato un punto importante sulla vicenda dissalatori ma al contempo ha evidenziato anche lacune e timidezze nel rapporto con la società e con gli organi tecnici dell’ATO.

La costanza dei cittadini, organizzati in comitati, ha pagato. E’ grazie alla loro determinazione che i dissalatori sono stati espunti dal piano per l’emergenza idrica.

Altro importante punto conquistato è stato l’impegno a non far gravare i costi degli interventi sulla tariffa. Ma alcune cose meritano di essere chiarite. Non vorremmo che sia stata solo una discussione utile per il pubblico e poi nell’operatività concreta della struttura tecnica e della società ci si incammini in altra direzione.

Per chiarire.

La conferenza ha deliberato di utilizzare i 1.530.000 di euro previsti per i dissalatori per altri interventi.

Il dubbio che ci sovviene è che quel finanziamento è previsto nell’allegato A del decreto regionale relativa agli interventi di prima emergenza e quindi dovrebbero essere già stati conclusi.

Gli interventi urgenti, strutturali, sulle reti e sugli impianti invece sono individuati nell’allegato 2, per cui quei finanziamenti non possono essere utilizzati, se non si rimodula il decreto.

Rimodulazione del decreto regionale che chiediamo con forza anche per eliminare completamente il riferimento ai dissalatori. Non vorremmo che qualcuno, alla prossima emergenza li ritiri dal cilindro.

Nella riscrittura del decreto è fondamentale che la Regione indichi come soggetto attuatore degli interventi previsti non Acqualatina, visti i risultati di15 anni di gestione, ma ,come previsto anche dalla normativa ,direttamente l’Agenzia Regionale della Protezione Civile .

Crediamo inoltre che prima di investire su nuove fonti sarebbe doveroso intervenire sulla rete colabrodo. Una rete che secondo l’ultimo rapporto informativo di Acqualatina oltre al dato noto del 70% delle dispersione presenta 4,2 rotture per km di lunghezza dell’acquedotto ( una rottura ogni 250 metri).

La priorità è la rete.

Oltretutto vorremmo avere anche chiarezza sui nuovi pozzi  previsti all’Acervara, si parla, infatti, di una presenza di cloruri nell’acqua, sintomo di una probabile ingressione di acqua salmastra nelle falde.

Non vorremmo che ad opere ultimate  ci si veda costretti ad affiancare ai pozzi un potabilizzatore come quello che ha funzionato, durante l’emergenza a Gaeta.

A questo proposito chiediamo di sapere quali siano stati i costi del potabilizzatore di Gaeta e se questi costi ricadano sulla tariffa, considerato che del potabilizzatore di Gaeta non si fa menzione nel decreto regionale pur essendo stato uno degli interventi di emergenza messi in atto.

E’ sempre più urgente quindi che riparta la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.

Una battaglia che non può essere solo racchiusa nel perimetro della conferenza dei sindaci dell’ATO4.

Chiediamo che i sindaci istituiscano un tavolo permanente aperto ai comitati dei cittadini che da anni si battono per questo obiettivo. Un tavolo dove si delinei, insieme, la proposta che porti alla ripubblicizzazione. Un tavolo che va nella direzione indicata dalla legge Regionale n. 5 del 2014 sul governo, partecipativo del servizio idrico integrato (art. 8).

E’ tempo di riprendere ed aggiornare l’indagine amministrativa, a suo tempo, messa in campo dalla Regione che aveva evidenziato che le modifiche apportate agli atti che regolavano il rapporto tra Ato e gestore si sostanziano in una rinegoziazione delle condizioni contrattuali fondamentali poste a base della gara, operata dopo l’aggiudicazione della stessa, che consentiva la traslazione degli oneri della gestione e del rischio d’impresa dal gestore all’autorità d’ambito, in contrasto con le previsioni di legge e degli atti di gara.

E’ evidente il fallimento della gestione privatistica del ciclo delle acque, SI quindi a un nuovo soggetto di diritto pubblico.

Più che cercare le risorse per acquistare le quote dei privati, i Sindaci dovrebbero valutare la possibilità di una rescissione unilaterale del contratto di servizio.

Un po’ più di coraggio e determinazione.

Beniamino Gallinaro, Dario Gargiulo, Maria Rita Manzo

Articolo Uno_Liberi ed eguali Sud Pontino

redazione

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