Il 13 novembre 2009, la Corte di Cassazione, alla sentenza n. 293 scrive:
“L’art. 97, terzo comma, della Costituzione prevede che, salvo i casi stabiliti dalla legge, «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Ciò significa che la «forma generale e ordinaria di reclutamento per le pubbliche amministrazioni» è rappresentata da una selezione trasparente, comparativa, basata esclusivamente sul merito e aperta a tutti i cittadini in possesso di requisiti previamente e obiettivamente definiti. Il rispetto di tale criterio è condizione necessaria per assicurare che l’amministrazione pubblica risponda ai principi della democrazia, dell’efficienza e dell’imparzialità”.
Questa sentenza riassume bene il filo conduttore di tutte le normative sui concorsi pubblici. Infatti le nostre leggi (si veda, ad esempio il DPR n. 487 del 9/5/94) pur non vincolando gli enti pubblici a prove particolari, sottolineano in modo molto deciso che le caratteristiche di base di ogni concorso pubblico devono essere due: l’imparzialità e la trasparenza.
E tali condizioni sono necessarie non solo per una questione di equità della selezione ma anche e soprattutto, come precisa la Suprema Corte, perché la pubblica amministrazione sia efficiente verso il cittadino.
È talmente marcata questa esigenza che oramai molti enti, pur non essendo costretti dalla legge, non inseriscono prove orali ma solo prove scritte, test e prove attitudinali perché le prove di selezione siano il più possibile trasparenti e si presti meno il fianco a lunghi ricorsi.
Evidentemente al comune di Formia non hanno questi assilli.
Nell’ultimo concorso indetto per un posto a tempo determinato di un anno a farmacista comunale è stata prevista una sola prova orale, oltre alla valutazione dei titoli.
Certo una prova scritta allunga i tempi del concorso, ma data la bassa attesa di partecipanti (sette domande e sei partecipanti) non sarebbe stato certo complicato organizzare un test per tutti: si sarebbe salvata non tanto la forma, quanto la sostanza di rendere più trasparente il concorso.
Da una amministrazione che si vanta per la sua presunta “trasparenza”, che organizza delle imponenti e pubblicizzate “notti della legalità” era ovvio aspettarsi qualcosa in più: un processo selettivo che rispondesse ai criteri della trasparenza grazie a prove tracciabili che sgombrino il campo da dubbi e maldicenze.
Un’occasione persa per mostrare alla città che alle parole seguono i fatti verso la trasparenza vera.
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