Formia: “Malamuri”, uno spettacolo sull’amore che ha coinvolto e stregato emotivamente un pubblico tanto appagato

Di Orazio Ruggieri. Un successo superiore a ogni più rosea previsione ha caratterizzato la “prima” dello spettacolo “Malamuri” svoltosi presso il teatro “Bertolt Brecht” di Formia. Messo in scena dal gruppo “Terramia” con la regia di Elizabeth Stacey (coreografa, attrice, ballerina e insegnante di teatro e danze popolari), l’appuntamento culturale ha visto le eccellenti performances della stessa Stacey, di Tina Salipante, Rosaria Mazzucco, Mariarosa Perretta, Grazia Arciprete, Civita De Marco, Chiara Di Macco e Paola D’ambrosio. Il tutto esaurito ha portato gli organizzatori a programmare prima di quanto previsto la seconda messa in scena. Significative le tematiche lanciate come messaggio per il pubblico e che sono tutte riconducibili alle varie sfaccettature dell’ “AMORE” da un punto di vista squisitamente al femminile che spazia dall’amor sacro a quello profano, dall’amore tormentato e violento a quello leggiadro. L’opera è scandita da una serie di testi letterari accuratamente scelti per sottolineare i vari momenti così come i brani musicali e le danze. “Malamuri”, in pratica, “è la storia delle lacrime perdute sulla bocca…., il “Malamuri” che ti rivolta e afferra le ali…. Dal quale non fuggi e non te ne scappi …tu che mi hai voluta in un vicolo cieco, io che ho voluto te con l’anima mia contorta …. Il “Malamuri” è una condizione, un’emozione che prova ogni donna nel suo essere innamorata dell’amore, come un’anima persa in cerca di emozioni . Ogni forma d’amore passa attraverso momenti diversi, può scivolare in “Febbre“ di Sarah Kane, in uno scorrere di pensieri e di dolori che non vede pause e trovare una forza, un dolore riconosciuto in un cerchio di donne che ballano la pizzica e ti confortano con il loro premuroso riconoscimento di non essere stata scelta . “Il tuo nome ignoro” e la sua voce continuerà a chiamarti, fino a quando capirà attraverso Pessoa il tuo profilo. Ma in un’epoca lontana dove la bellezza dell’amare era sopra ogni altra cosa, io potevo toccare il tuo amore …..no , non rinnegherò nulla e camminerò, intorno a me altre anime capiranno e non capiranno, potrò ricattare la mia vita per te in un “esercizio di solitudine” di Iman Mersal , mi perderò nelle sue parole e loro le donne …saranno con me, in un muto assenso di condivisione di sentimenti . Ti chiederò cosa cerchi , troverò il momento per camminare dritta e ascolterò attraverso la nostra voce “Cet Amour“ di Jacque Prevert e mi ritroverò a dover scegliere e troverò “Filumena”, scippata nel cuore dall’amore, più donna delle altre, che chiederà a lei… la “Madonna delle Rose“, la più inquisita delle donne, di ascoltarla e accetterà . Ci ritroveremo così, perse sulle labbra di Kafka, di Alda Merini e tra i miei pensieri. In questo corpo che urla di amore per rimuovere il “Malamuri“ e ballerò ….ballerò in verso opposto e fermerò il tempo, con la tammurriata, la più antica delle danze e mi riapproprierò di tutte le mie anime e non mi perderò più e tu troverai una storia, una storia che leggerà nel “Malamuri“ il tuo modo di amare l’amore”. E, ad ascoltare il commento di molti spettatori, si è potuto cogliere netta la considerazione che si è trattato di uno spettacolo “che ti prende in un vorticoso e appagante impeto emotivo!”.

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