Formia: presentazione de “La nazione napoletana”. Iadicicco presenta Gigi Di Fiore

Continuano gli appuntamenti di presentazione de La Nazione napoletana, l’interessante saggio dello storico Gigi Di Fiore che racconta la caduta del Regno delle Due Sicilie e l’annessione del meridione al nascente stato italiano dal punto di vista degli sconfitti.
Il 15 ottobre Gigi Di Fiore sarà all’Area archeologica di Formia a partire dalle 17.30, nell’ambito della rassegna “La porta del Sud”. Insieme a lui partecipano Edvige Gioia, Antonio Ciano, Giuseppe Gallinaro, Michele Maddalenae e Daniele Iadicicco, nel ruolo di moderatore.

Per chi ancora non avesse letto il libro, La Nazione napoletana raccoglie e presenta al lettore con magistrale perizia le storie di ufficiali, soldati, liberali e non solo che scelsero di non aderire alla causa unitaria e di rimanere fedeli alla Napoli borbonica, opponendosi quindi a quella che avvertivano come una vera e propria occupazione della loro patria da parte dei piemontesi.

Storie di eroismo e coraggio, come quella di Francesco Traversa, morto sotto i bombardamenti durante il lungo assedio di Gaeta; storie di fede e determinazione, come quella del magistrato Pietro Calà Ulloa, l’ultimo capo del governo borbonico; storie di ribellione, come quella dei lavoratori dello stabilimento di Pietrarsa, che diedero vita alla prima rivolta operaia dell’Italia unita.

Quello di Di Fiore è anche un viaggio in un passato che spesso appare ancora presente: gli insulti razzisti nelle aule di Palazzo Carignano, sede del primo parlamento italiano, non sono poi così diversi da quelli che a volte si ascoltano oggi a Montecitorio; così come i pregiudizi contro i cosiddetti “terroni” restano una costante dell’Italia almeno dall’epoca della sua unificazione, come testimoniano le parole di figure di spicco di quegli anni quali il deputato Mellana, il generale La Marmora o l’antropologo Niceforo.

Un saggio per ripercorrere i nodi non sciolti di quello che è stato il Risorgimento al Sud, alla scoperta di che cosa significa oggi richiamarsi a un’identità “suddista”, termine che l’autore libera da ogni connotazione negativa, rivalutando le radici culturali e storiche del Meridione. Per comprendere, una volta per tutte, che cosa è andato perduto con la nascita del Regno d’Italia.

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