Iniziò tutto con una telefonata. All’indomani della tragedia di Lampedusa, il Sindaco Sandro Bartolomeo chiamò la sua collega isolana offrendole la disponibilità di Formia ad ospitare un gruppo di superstiti. Bambini che nel naufragio avevano perso genitori, fratelli, tutto. Era il 2013. Pochi mesi dopo arrivò una nuova ondata di sbarchi. Un gruppo di naufraghi salvati dalla Marina Italiana approdò a Formia, grazie al progetto promosso dal GUS – Gruppo Umana Solidarietà in convenzione con la Prefettura di Latina. Il Comune rispose presente. Il 13 maggio 2014 furono presi in carico i primi 24 ragazzi africani, eritrei e bengalesi. A un anno di distanza l’esperienza continua ed anzi si arricchisce. La presenza di queste persone, in Italia con lo status di richiedenti asilo, è diventata parte della realtà cittadina, anche grazie alle numerose attività di integrazione promosse nei quartieri.
Tanti i ragazzi ospitati. Difficile tenerne il conto, impossibile seguire le storie di ognuno. Oggi sono circa cinquanta, quindici dei quali alloggiati presso la struttura dell’Enaoli messa a disposizione dal Comune. Il resto vive in abitazioni prese in fitto dal Gus. Tutti seguono correttamente le procedure che li porteranno ad essere esaminati dalla Commissione territoriale per il rilascio del Diritto d’asilo. La Commissione valuterà i casi uno per uno, decidendo se sussistono o meno i requisiti per concedere una tra le varie forme esistenti di protezione internazionale. Il traguardo che, finalmente, darà loro la possibilità di tentare un inserimento pieno e legale nel mondo del lavoro.
In attesa che arrivino le convocazioni, proseguono le iniziative di integrazione, tra corsi d’italiano, seminari di cucina, attività sportive e semplici chiacchierate con i residenti nei quali il dialetto di Mola e Castellone si alterna, quasi si mescola, con l’italiano incerto di questi ragazzi, infarcito di suoni lontani, lingue misteriose che vengono da altre porzioni di mondo (bambarà, wolof, mandinga, hindi, angla e altre). Storie, culture, valori diversi che, dialogando, imparano a conoscersi e ad apprezzarsi per quanto di buono producono. Senza differenze di colore, religione, nazionalità.
C’è il mondo ed entra a Formia anche grazie ad una serie di realtà associative e a singole persone accoglienti ed aperte, come la comunità del villaggio Don Bosco, l’associazione Bertolt Brecht, l’associazione Insieme, le parrocchie e le scuole che ospitano le attività didattiche, la Cooperativa Herasmus, e molti altri che nell’ultimo anno hanno collaborato col Gus e l’Amministrazione comunale alla buona riuscita del progetto.
“Chi ha capito che queste persone sono una risorsa – commenta il delegato agli Affari Generali Luigi De Santis – e che la loro presenza non è un fatto sporadico ma un cambiamento profondo, storico, progressivo, ha certamente una marcia in più. Le ere hanno conosciuto spostamenti di popoli in viaggio verso condizioni di vita migliori. Non c’è nulla di strano in tutto questo. La fame, le guerre, le persecuzioni. C’è una storia di sofferenza in ognuna di queste persone e dobbiamo rispettarla. L’integrazione è possibile, in un quadro di regole. Le procedure propedeutiche al rilascio del diritto all’asilo vanno avanti. Nel frattempo, sono certo che la città continuerà a dare il suo contributo di solidarietà e apertura”.
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