“Vaccini e nuovi obblighi per Medici, ASL e Scuole” è il titolo del Convegno promosso dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Formia alla luce della recente Legge n. 199 del 31 luglio 2017 che introduce l’obbligo entro il 10 marzo 2018 di certificazione vaccinale per l’accesso alle Scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private. La norma prevede l’estensione dell’obbligatorietà da quattro a dieci vaccinazioni nell’infanzia e nell’adolescenza contro alcune importanti malattie infettive.
Nel corso degli ultimi anni in Italia la media di copertura vaccinale per tutti i vaccini obbligatori nei bambini in età prescolare è andata riducendosi, tanto che i dati OMS denunciano per il nostro Paese coperture vaccinali per tetano, pertosse e difterite inferiori rispetto a quelle dei Paesi africani, sotto la soglia del 95% raccomandata dall’OMS per garantire la cosiddetta “immunità di gregge”, la condizione che consente di ridurre la trasmissione dell’agente infettivo proteggendo così indirettamente anche chi non può essere vaccinato (neonati, immunodepressi o con soggetti con controindicazioni).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sarebbero 816.836 i bambini e i ragazzi italiani che non hanno ricevuto i vaccini consigliati e che quindi, secondo la legge 199/2017, non potrebbero iscriversi a scuola. Con un quesito posto via sms ai 130 Pediatri iscritti, l’Ordine dei Medici di Latina ha stabilito che i casi di probabili NO VAX per contrarietà dei genitori nella nostra Provincia sarebbero circa 300 su una popolazione di 33.500 bambini e bambine da 0 a 6 anni (in media 2 a pediatra (range 0 -12).
Paradossalmente, tale resistenza scaturisce proprio dall’efficacia della pratica vaccinale, che senza dubbio rappresenta uno dei più grandi successi della Medicina: secondo l’OMS infatti le vaccinazioni salvano nel mondo circa 2 milioni e mezzo di vite l’anno, cinque ogni minuto, riducendo drasticamente l’incidenza e la mortalità per malattie infettive che fino allo scorso secolo erano tra le prime cause di morte specialmente in età pediatrica. Ciò ha però determinato quella che il dottor Pasquale Conte, Pediatra di base relatore al Convegno, ha definito “la diminuita “percezione del rischio” nei confronti di malattie gravi e potenzialmente mortali o invalidanti, con l’amplificazione (soprattutto nei meno informati) del timore di paventati “effetti collaterali” delle vaccinazioni, legato al diffondersi di teorie del tutto prive di fondamento scientifico che mirano ad enfatizzare la gravità e la frequenza degli eventi avversi da vaccinazione (fake) o a proporre false correlazioni tra i vaccini e l’insorgere di alcune patologie (autismo).
“Gradualmente – spiega la dottoressa Maria Antonietta De Meo, Presidente della commissione Sanità del Comune di Formia, oltre che Dirigente Medico presso il Distretto 5 dell’Asl di Latina, protagonista della relazione introduttiva al convegno – il dubbio che i vaccini siano un affare per l’industria farmaceutica si è insinuato ad alterare la percezione del rapporto fra costi e benefici: eppure, al di là della considerazione che le aziende farmaceutiche non sono opere di bene e che quindi non deve destare sorpresa che ricerchino un profitto, è innegabile tanto l’esistenza di regole e controlli rigidi quanto la realtà della ricerca promossa dall’Industria del Farmaco, che certo non trova l’unico e suo migliore affare nella produzione di vaccini piuttosto che altri farmaci. Tutto ciò, unito ai flussi migratori dai Paesi dove è ancora endemica, sta anche permettendo la ripresa della temibile poliomielite, per la quale nel 2002 l’Europa era stata dichiarata ‘free’ e per la quale ora, dati alla mano, il Commissariato Europeo per la Salute ha dichiarato nuovamente il rischio”.
Purtroppo il calo vaccinale sta già esigendo i suoi costi anche in Italia. Nel 2017 si è assistito al manifestarsi di 4.575 casi di morbillo, e il Lazio è la regione che ha segnalato più casi (1.608), con due bambine morte al Bambin Gesù di Roma (una delle quali proveniente dalla Provincia di Latina). In totale sono stati finora 4 i decessi per morbillo in Italia nel 2017, ma quasi la metà degli infettati (il 44%) è stato costretto al ricovero, mentre il 35% è andato incontro a complicanze anche gravi (cherato-congiuntivite, epatite, polmonite, insufficienza respiratoria, trombocitopenia, laringo-tracheobronchite, convulsioni, encefalite). “Per contro – ha sottolineato nel corso del convegno Patricia Porcelli, Dirigente UOS ‘Servizio Igiene e Sanità Pubblica’ dell’Asl di Latina – la manifestazione di complicanze post vaccinali gravi si attesta a 1 caso su 1 milione di vaccinati contro il morbillo”.
“Oltre al ‘caso morbillo’ – prosegue la dottoressa Maria Antonietta De Meo – va notato che mentre da decenni in Italia non si registravano casi di tetano tra i più piccoli in Italia, tra giugno e ottobre nel nostro Paese si sono verificati ben due casi di ricovero per tetano: un bimbo di 10 anni in vacanza a Oristano (non era vaccinato né è stato sottoposto a profilassi antitetanica dopo una ferita per rifiuto dei genitori) e una bimba (che peraltro era stata già convocata tramite lettera perché risultava inadempiente all’antitetanica e a tutte le altre classificate come obbligatorie, non effettuate per timore degli effetti collaterali da parte dei genitori) costretta al ricovero in Rianimazione a Torino. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia ci sono ancora 5.000 bambini non vaccinati contro il tetano. D’altra parte – prosegue la Presidente della Commissione Sanità del Comune di Formia – è di poche settimane fa la sentenza di condanna di alcuni Medici per ‘condotte colpose causalmente concorrenti ed indipendenti tra di loro, per colpa consistita in negligenza, imperizia ed imprudenza’ a seguito della morte del 63 enne ex autista di Minturno deceduto per tetano nel 2011 dopo una ferita alla testa durante la potatura degli alberi di limone. ‘Una morte che si poteva evitare se fosse stato sottoposto a profilassi antitetanica’’ hanno sentenziato il CTU e il Giudice del Tribunale di Latina”.