Come è cambiato il nostro di modo di ascoltare la radio? Se ne parlerà sabato 28 gennaio alle ore 18 presso la sala dell’Archivio Storico alla Torre di Mola con Simone Di Biasio, giornalista e poeta fondano, autore di “Guardare la radio: prima storia della radiovisione italiana”. L’evento è patrocinato dal Comune di Formia. L’interessante saggio, uscito per Mimesis nel corso del 2016, analizza la storia ed evoluzione del mezzo radiofonico, la vera e propria rivoluzione messa in atto dalla “radiovisione”, tecnologia ancora più potente per la sua natura invisibile, per la sua capacità di produrre “immagini” attraverso un mezzo nato e fondato esclusivamente sul suono. Dialogherà con l’autore la giornalista Rai Valeria D’Onofrio e diversi protagonisti delle radio locali.
Il libro. “Che un giorno non tanto lontano noi potremo radiovedere non è in alcun modo dubbio”: così scriveva il Radiocorriere nel 1931. Oggi sono in tantissimi a guardare la radio, oltre che sentirla. Secondo Maurizio Costanzo (intervistato nel libro) “è una radio che studia da televisione” e questo aiuta già a distinguere: la storia della radiovisione non è la storia della radiotelevisione italiana. O meglio, è una storia della televisione dal punto di vista della radio, il medium sempre dato per spacciato e invece puntualmente rinato. Attualmente la radiovisione è una precisa tecnologia di trasmissione e dunque il termine ha bisogno di essere definito univocamente. Non si tratta di un’espressione moderna: dal 1920 al 1947 è stato il vecchio nome della “grande sorella” tv ai tempi dei primi “esperimenti radiovisivi” dell’EIAR (ma anche di singoli), mentre nel 2000 il network Rtl 102.5 (e con esso altre realtà) ha ridefinito il concetto dando uniformità ai processi di rimediazione. Al centro di queste due epoche sta inoltre il periodo florido della “musica da vedere” negli Anni Settanta e Ottanta, quando le prime radio libere trasmettevano anche in televisione e quest’ultima prendeva in prestito dalla radio linguaggi e fortunati programmi. Questo saggio è la prima riflessione organica in Italia sul tema radiovisivo e rappresenta una storia di convergenza tecnologica e di affermazione dell’ecologia comunicativa secondo cui ogni nuovo medium non espunge il precedente, bensì lo integra nel proprio ecosistema mediale. La radio è il (super)medium con il maggior numero di resurrezioni.
L’autore. Simone di Biasio è nato a Fondi (Lt) nel 1988. Si è laureato in Editoria e Giornalismo all’Università “La Sapienza” di Roma ed è stato il primo in Italia a occuparsi di radiovisione in ambito accademico. È giornalista pubblicista freelance. Tenta di aggiornare il litblog: giornalismopo-etio.blogspot.it. È Presidente dell’Associazione “Libero de Libero” e con i soci ha ideato il Festival poetico “Verso Libero”. In poesia ha pubblicato Assenti ingiustificati (2013; XXX Premio “A. Gatto”) e Partita (Penelope) (Fusibilia; 2016), monologo in versi di Ulisse in cui a partire è l’eroina itacese.