Molti trovano normale e scontato che i sindaci della provincia di Latina, riuniti nella conferenza dell’ATO4, dispongano a proprio piacimento, e senza alcuna consultazione, di decisioni così importanti come il futuro del servizio idrico provinciale.
La legge, che loro si sono votati, e il regolamento, che loro si sono approvati, stabiliscono che i sindaci, una volta eletti, decidono in piena autonomia sull’intera questione dell’acqua.
Addirittura neanche i consigli comunali sono stati convocati per esprimersi sul paventato acquisto delle quote azionarie da parte di ACEA o sull’eventuale acquisizione delle quote private da parte degli enti locali.
Eppure entrambe le circostanze ricadranno sulla vita dei cittadini, sull’efficienza del servizio e sul costo dell’intera operazione. In entrambi i casi saranno i cittadini, in prima persona, con le bollette dell’acqua, a pagare gli effetti di decisioni così gravi e importanti come quelle che ci attendono da qui a qualche settimana.
Oggi i sindaci della provincia di Latina approvano i bilanci della società (senza neanche leggerli, ma solo a seconda degli schieramenti), i piani di investimento (stando accorti solo a leggere le pagine che riguardano i loro comuni per “portare a casa il risultato”), e le tariffe dell’acqua (a prescindere dalla consistenza degli aumenti). Questo metodo, di delegare a una sola persona la decisione di queste questioni, ha portato alla situazione che tutti conosciamo: la privatizzazione dell’acqua, l’inefficienza del servizio e i costi insopportabili per i cittadini.
E così mentre i sindaci decidono autonomamente sul futuro dell’acqua, ci sono 500 mila cittadini della provincia di Latina che assistono inerti a decisioni che riguarderanno il loro futuro, rispetto alle quali saranno solo costretti a subirne gli effetti. Ci chiediamo: dov’è che i comitati per l’acqua pubblica, o le associazioni, o anche i partiti e i semplici cittadini possono formulare le loro proposte? A quale organismo i cittadini possono rivolgersi per proporre idee e soluzioni per il servizio idrico integrato? A chi rivolgersi per far sentire la propria voce o anche solo per avanzare proposte?
A prescindere dalle leggi e dai regolamenti, oggi sindaci della provincia di Latina hanno il dovere politico di convocare i consigli comunali con all’ordine del giorno i temi che saranno trattati nelle successive conferenze dei sindaci e recepire a stretto giro, nell’ambito del consiglio comunale, le proposte, le critiche o i consigli che potrebbero provenire dai consiglieri comunali, dai comitati, dai cittadini e da tutti coloro che a qualsiasi titolo vogliano apportare il loro contributo al dibattito.
Se tutti i sindaci della provincia di Latina promuovessero momenti di condivisione con consiglieri comunali, comitati e cittadini sul futuro del servizio idrico, le decisioni che si assumerebbero sarebbero non soltanto condivise e partecipate, ma anche estranee ai giochi di potere e agli interessi di partiti che regolano attualmente i momenti decisionali.
Entro qualche settimana il nostro servizio idrico potrebbe essere ipotecato per i prossimi venti anni, con scelte e decisioni che varranno per future intere generazioni. Già nel 1996, ovvero venti anni fa, le decisioni furono assunte in totale assenza di dibattito politico e in totale spregio dei principi della partecipazione popolare. E abbiamo visto tutti come è finita.
Oggi stiamo incorrendo negli stessi errori di venti anni fa, ovvero di non considerare (o far finta di non considerare) la portata dei provvedimenti che si assumeranno nei prossimi giorni e gli effetti che avranno sulle famiglie e le imprese. Ed essere costretti per i prossimi venti anni a sentirsi dire che “oramai non ci si può fare più niente”, non è solo frustrante, sarebbe il minimo, ma anche dannoso per la qualità del servizio idrico e le bollette dell’acqua.
Essere sindaco non vuol dire disporre a proprio piacimento della città in cui si amministra, o decidere autonomamente su scelte così importanti come il futuro del servizio idrico da qui ai prossimi venti anni.
Essere sindaco non vuol dire ergersi sul piedistallo e decidere autonomamente, ma condividere i passaggi più importanti con i propri concittadini.
Essere sindaco vuol dire sapere ascoltare le istanze provenienti dai cittadini e dai comitati, e saperle tradurre in proposte condivise e non personali.
Il nostro appello a tutti i consiglieri comunali della provincia di Latina è quello di chiedere formalmente la riunione dei rispettivi consigli comunali con all’ordine del giorno il tema del servizio idrico integrato dell’ATO4, stabilendo anche un meccanismo, tipo avviso pubblico, di consultazione e di recepimento di istanze, proposte e idee da parte di associazioni, comitati e cittadini.
E che le risultanze dei consigli comunali siano vincolanti per i sindaci nell’ambito dell’ATO4. Anche perché, contrariamente, non capiamo a cosa servono i consigli comunali se abdicano alla loro prerogativa istituzionale di organismo d’indirizzo.
Staff comunicazione del meetup “Formia 5 Stelle