“La realizzazione di un forno crematorio presso Castagneto presenta notevoli criticità.
Anzitutto, il progetto del forno non è del Comune, né risponde ad una logica di pianificazione pubblica. E’ un project financing proposto da una cordata di privati per la maggior parte fuori zona, su un terreno di proprietà privata, con un investimento il cui obiettivo è fare utili per decine di milioni di euro.
Il forno accoglierà non meno di 1600 salme all’anno: probabilmente molte di più. Formia ha un fabbisogno attuale al di sotto delle 50 salme l’anno. Servirà un’area molto più ampia di quella del sudpontino: Lazio, Abruzzo, Molise e, all’occorrenza, Campania. Più salme brucerà, più sarà redditizio, non ci saranno limiti al numero di bare e alla loro provenienza. In Commissione qualcuno della maggioranza si è fatto sfuggire che non è esclusa l’estensione alle carcasse animali.
Il forno sarà costruito in un’area abitata da centinaia di persone, con scuole, mercati, cinema, e uffici. La localizzazione non cade per pochi metri nella fascia di rispetto di un fossato. L’area individuata è agricola e sarà necessaria una variante al PRG da far approvare in Regione, con allungamento dei tempi, quando a Gaeta si è già pronti per costruirne uno a Piroli, in zona industriale, e quando a Castel Volturno, a meno di 50 km, c’è già un forno attivo.
Infine, e non certo per minore importanza, c’è la questione ambientale. Il forno crematorio ha un impatto in termini di emissioni e di produzione di rifiuti speciali rilevante. E’ vero, ci sono filtri e tecnologie che riducono l’impatto ambientale, ma non lo rimuovono completamente, e solo a condizioni sempre ottimali di manutenzione. Del resto, lo stesso discorso vale per gli inceneritori, le discariche, le centrali a carbone, qualsiasi altra infrastruttura impattiva: ci sono sempre dei filtri magici che depurano l’aria, purtroppo poi si scopre che non funzionano.
La cremazione è un servizio fondamentale per il futuro della gestione dei servizi cimiteriali. Culturalmente, vi è una disponibilità crescente verso questa pratica, anche per la difficoltà di costruire nuovi loculi. Tuttavia, oggi non discutiamo di questo. Discutiamo di un affare di pochi privati, che vuole imporre una nuova servitù alla città per tornaconto personale, senza la minima ottica pubblica.
Per questo ci associamo alla vertenza dei cittadini e chiediamo all’Amministrazione di respingere il progetto di finanza.”
Così in una nota Claudio Marciano
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