Il desiderio di pace e di fraternità, che tutti facilmente condividiamo, va alimentato continuamente attraverso la conoscenza e il confronto, altrimenti si rischia che restino solo meri ideali, utopie, o, addirittura, sotto la scia del terrore e della paura degli ultimi anni, a causa dell’Isis, solo concetti astratti. Il fondamentalismo, infatti, si nutre di ignoranza del testo sacro, in particolare, che diventa la premessa per l’indottrinamento forzato e ha spesso come esito l’estremismo.
Il fondamentalismo va combattuto, innanzitutto, con una lettura riformata della religiosità islamica, che i grandi pensatori musulmani hanno avviato da tempo in Iran, Tunisia, Malesia e altri paesi. La parola Corano significa letteralmente in arabo “lettura” e in esso ci sono 113 capitoli su un totale di 114 che iniziano con la seguente frase: «Nel nome di Dio, pienezza di misericordia e amore». Inoltre, tra gli oltre seimila versetti del Corano, quelli che possono essere interpretati come una giustificazione alla violenza non arrivano a dieci. Pertanto, è tempo di rileggere il Corano e il dialogo inter-religioso con occhi nuovi!
Insieme alla teologa iraniana Shahrzad il 2 luglio, dalle ore 19 in poi, percorreremo la via della fraternità che da Abramo, anzi da suo padre Terach, fino ad oggi, ha reso il mondo un’unica famiglia.
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