Cosa sono le città se non persone?
È notizia di pochi giorni fa la messa all’asta di alcuni appartamenti nel centro storico medievale di proprietà del Comune di Gaeta “per far cassa”, con un introito previsto di circa un milione e 300 mila euro.
Capiamo che l’alienazione dei beni comunali è una pratica utile al reperimento di liquidità nell’immediato per sopperire a situazioni di crisi delle risorse finanziarie dell’ente.
A giudicare però dallo sperpero di denaro pubblico (gli esempi sono innumerevoli) ci
domandiamo se ci sia “urgentemente” bisogno di questa vendita.
Forse per mettere una pezza ad un anticipo di cassa stratosferico (circa 10 milioni di Euro)?
Ma crediamo che il dramma che sta dietro questa vicenda non sia squisitamente “finanziario”, ovvero non riguardi la coerenza o l’urgenza dell’operazione.
Riguarda altresì la condizione delle cinque famiglie che in questi immobili attualmente vivono.
Si tratta perlopiù di famiglie in difficoltà, alcune con contratto ERP (residenza pubblica), che si sono viste comunicare la volontà da parte del comune di vendere le case che attualmente abitano, con conseguente ed imminente possibilità di ritrovarsi in mezzo a una strada.
Così il sindaco Mitrano commentava l’operazione nel comunicato stampa dell’11 marzo: “L’alienazione ha come obiettivo specifico di favorire la ristrutturazione degli immobili considerati. Continua dunque il nostro impegno per cambiare Gaeta dal centro alle periferie, creando nuove dimensioni di vita e vivibilità cittadina”.
Al di là delle finalità, il punto è che riteniamo oltraggioso l’atteggiamento di chi ritiene di voler migliorare la vivibilità della città sbattendo fuori di casa 5 famiglie gaetane in difficoltà, in nome di una politica di mera “riqualificazione estetica”.
Non una parola sulle persone, non una parola sugli “effetti collaterali” di questa operazione. Non una parola su possibili alternative abitative.
Ci chiediamo: che cosa sono le città se non persone?