“Blu economy e diportismo: una opportunità di sviluppo per la provincia”: questo il tema, ormai sempre più di grande attualità, su cui si confronteranno a Gaeta, sabato prossimo, 17 febbraio, sindacati, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino, imprenditori e rappresentanti delle imprese. Ad organizzare il convegno, che si terrà presso la “sala Pernarella” dell’Ente consortile, con inizio alle ore 10:00, è la Feneal-Uil (Federazione Nazionale Lavoratori Edili Affini e del legno) di Latina, con il segretario generale, Salvatore Pastore ed il segretario organizzativo, Massimo Purificato. Numerosi gli interventi previsti, dopo i saluti istituzionali del sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano e del presidente del Cosind, Avv. Salvatore Forte: dal titolare della base nautica “Flavio Gioia”, Luca Simeone, al dirigente della Uil pontina, Massimo Purificato; a seguire, i rappresentanti di Confindustria, di Federlazio e di altre imprese del territorio, mentre le conclusioni saranno affidate al Segretario generale della Feneal-Uil, Salvatore Pastore. Come si evince dal VI° Rapporto sull’economia del mare di Unioncamere, pubblicato alla fine dello scorso anno, “in un Paese come l’Italia, bagnato dal mare per circa l’80% dei suoi confini, la blu economy costituisce una parte importante del proprio sistema produttivo ed infatti, sono quasi 200 mila le imprese del settore, pari al 3,1% del totale. Una forza imprenditoriale che cresce rispetto al resto dell’economia, grazie ad una variazione positiva di circa l’8 per cento, negli ultimi cinque anni ed una voglia di impresa che coinvolge anche i più giovani, considerato che dieci imprese su 100 della blu economy sono guidate da under 35, di cui parecchie donne. “L’economia del mare, sottolinea il segretario della Feneal-Uil, Pastore, rappresenta, dunque, un vero e proprio motore per la produzione economica nazionale, con un fatturato che, nel 2017, ha raggiunto i 45 miliardi di euro, ma soprattutto, considerando che, dietro tali dati, c’è una forza lavoro che conta oltre 800 mila unità, pari al 3,5% dell’occupazione complessiva nazionale e che, negli ultimi anni, è cresciuta di quasi tre punti percentuali, a fronte di una sostanziale stagnazione nel resto dell’economia”. Numeri che mettono ben in evidenza la forza di questo segmento produttivo, ma, come ha aggiunto il presidente del Consorzio Industriale, Salvatore Forte, “occorre rendere ancor più competitive le filiere del mare (quella ittica, la cantieristica navale, la portualità, quella dei trasporti, dell’intermodalità e della logistica, il turismo nautico e culturale, con la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari), implementando l’approccio alla sostenibilità ed integrandolo nelle attività produttive e nella gestione dei territori, oltre a sviluppare innovazione, trasparenza ed efficienza dei mercati. L’economia del mare va pertanto internazionalizzata, sostenendo le imprese nei loro rapporti con l’estero, analizzando in modo omogeneo e coordinato gli scenari economici che si vanno configurando, nonché, consolidando e migliorandone la performance attraverso azioni mirate anche a semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e l’interoperabilità tra gli Enti del mare. Ma è altresì importante formare e qualificare nuove competenze in riferimento alle figure professionali richieste dagli specifici settori connessi al mare, rafforzando la mentalità e la visione imprenditoriale e stimolando nelle future generazioni nuove metodologie di start up”.