Anche per quest’anno il laboratorio socio-politico attivo presso la Parrocchia di S. Giacomo di Gaeta, nell’ambito delle iniziative promosse per affermare la cultura della sostenibilità e della legalità, ha deciso di continuare la serie di incontri aperti al pubblico sui temi più importanti che occupano le comunità del territorio. Venerdì 23 febbraio 2018, alle ore 19,00 si torna a parlare della privatizzazione dell’acqua, di Acqualatina, dei costi della crisi idrica e si farà il punto per capire quali iniziative siano state messe in campo per scongiurare il ripetersi della stagione estiva 2017.
La legge Galli del 1994, che ha previsto la creazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per la gestione del ciclo delle acque, all’articoli 1 recita: «Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici». Nel corso dell’incontro si esaminerà se la privatizzazione dell’acqua, per come si è inteso declinarla nell’ATO 4, sia avvenuta in sintonia con la sua legge istitutiva o con la salvaguardia dei bilanci del suo gestore (Acqualatina).
Il ritorno delle piogge che alimentano le sorgenti e la scarsa popolazione invernale fanno sì che l’erogazione dell’acqua avvenga in maniera regolare e sufficiente. Questo ha fatto passare in secondo piano l’emergenza e l’urgenza di azioni risolutive. Tuttavia non bisogna dimenticare che l’estate è prossima e che gli interventi strutturali promessi dal gestore nell’autunno non sono stati realizzati. Ciò induce a pensare che, per l’estate 2018, il pericolo di una nuova crisi idrica non sia scongiurato e che perciò debba essere tenuto alto il livello di attenzione.
La ricerca effettuata dal relatore dell’incontro, l’ing. Marcello Di Marco, partendo dal Piano Regionale delle Acque del 2004, metterà a confronto le sue previsioni con la realtà del 2017, evidenziando i punti critici della rete idrica e della sua gestione. Ci si interrogherà sulla sufficienza delle due sorgenti, Mazzoccolo e Capodacqua, a rifornire tutto il comprensorio 4E del sud pontino, anche in caso di siccità. Questo per capire -dati alla mano- se la crisidell’estate 2017 sia stata colpa della siccità o dell’elevata percentuale di perdite della rete.
Attraverso alcune slide verrà poi dato corpo ad una serie di dati sui fabbisogni idrici, sulle perdite, sui costi subiti e sui mancati guadagni, a sottolineare come la crisi idrica, oltre a creare i conosciuti e pesanti disagi alle persone e danni alle attività, si ripercuota anche sulle tasche dei cittadini. A cominciare dai costi degli autoclavi, ma non solo. A proposito di questi ultimi la ricerca apre una finestra sul rapporto distorsivo che esiste, in caso di razionamento, tra la capacità dei serbatoi privati, il funzionamento della rete e la quantità d’acqua pro capite.
Un altro aspetto dello studio si focalizzerà sugli interventiprevisti da Acqualatina per fronteggiare la crisi. I nuovi pozzi dell’Acervara, il dissalatore di Formia (anche se sembra uscito dal novero degli interventi) e l’acquedotto di Cellole se giustificati dall’urgenza, non essendo stati realizzati, hanno perso il loro appeal. Si proverà a dimostrare che gli stessi obiettivi, in termini di maggiore disponibilità d’acqua, sono raggiungibili con minori costi, risanando e/o sostituendo le tubazioni.
Alla fine si proverà a fare un bilancio complessivo delle questioni aperte e una valutazione del ritorno ad una gestione pubblica dell’acqua.
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