Nonostante siano trascorsi più di cinquant’anni dalla sua scomparsa, il pensiero pedagogico di Don Lorenzo Milani e l’esperienza della scuola di Barbiana appaiono, oggi come ieri, estremamente attuali e di grande Valenza educativo – didattica.
Don Milani credeva nel progetto di una scuola aperta ed inclusiva che “agganciando la conoscenza al progetto di vita di ciascuno” promuovesse lo sviluppo di tutte le intelligenze anche quelle dei soggetti culturalmente e socialmente svantaggiati, creando per ogni singolo individuo un percorso formativo integrato ed individualizzato che ne consentisse, attraverso una continua interazione con la realtà sociale una crescita armonica.
Il Convegno, oltre ad una profonda riflessione ed interpretazione in chiave moderna del metodo educativo didattico del sacerdote, intende presentare un Don Milani inedito: attraverso le testimonianze ricavate dagli archivi “aviti”, si tenterà di ricostruire la sua figura di uomo e di figlio, scoprendo nella famiglia di origine, in particolar modo nel rapporto con la figura paterna, l’humus culturale che contribuirà fortemente a caratterizzare la personalità.
Scopriremo un Don Milani coraggioso che non esiterà, all’occorrenza, a schierarsi durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche un Don Milani stremato dalla malattia che, in un momento di sconforto, afferma di voler scrivere nella sua scuola “I don’t care più” per poi subito aggiungere “…ma invece me ne care ancora molto”, mostrando che la sua tempra resiste anche ai momenti più difficili.
Filo conduttore della ricostruzione biografica sarà il linguaggio del “carezzarsi con le parole” con cui nella famiglia dell’educatore “si gioca insieme per capire e costruire il mondo Così come per socializzare, ma si dimostra all’altro anche il proprio riconoscimento, la propria attenzione e fiducia”.
Dopo un ampio confronto, tracciando un parallelismo tra la metodologia inclusiva della scuola di Barbiana e le nuove indicazioni dei programmi nazionali che fanno dell’inclusione un principio fondamentale della buona scuola, si rifletterà se il pensiero del pedagogista abbia ancora spazio nella complessità della nostra società.
Verrà effettuata, a tale proposito, una panoramica sulla scuola odierna, mettendone in evidenza i punti di forza e le criticità, riflettendo sull’efficacia della mediazione culturale come metodologia da utilizzare per favorire l’integrazione di alunni appartenenti a culture diverse, e sui percorsi di couseling volti all’ascolto delle difficoltà manifestate dagli studenti nell’interazione con i compagni di classe, con i docenti per cooperare in maniera sinergica al loro superamento.
La complessità del processo educativo, infatti, impone “un’attenta riflessione critica – epistemologica” in modo da evitare semplificazioni e processi di classificazione che, generando stigmatizzazione, potrebbero ostacolare la piena attuazione di una politica inclusiva.
Il Convegno, pertanto, si propone di ampliare lo sguardo al di là dei soli deficit certificati e diagnosticabili, puntando la sua attenzione anche verso le esigenze formative di tutti gli alunni, poiché “il concetto di bisogno è riduttivo rispetto all’ampiezza del concetto di persona in quanto essere in divenire…”
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