Gaeta, gestione illecita del demanio: assolti ex dirigente e gli altri imputati

Si completa con l’udienza odierna la trilogia di assoluzioni espresse dal Tribunale Collegiale di Cassino nell’interesse del Dott. Spinosa, nella sua veste di ex dirigente dell’Autorità di Sistema Portuale sede di Gaeta.

Si conclude così, dunque, uno dei filoni principali della maxi inchiesta della Capitaneria di Porto di Gaeta (tra 2014-2016) sulla presunta ed illegittima gestione di alcune e piccole porzioni di demanio marittimo da parte di società e agenzie marittime di Gaeta impegnate storicamente nelle attività economiche ed imprenditoriali gravitanti nel porto commerciali della città. All’epoca furono cinque gli imputati rinviati a giudizio dal Gup del Tribunale di Cassino – dott.ssa Vittoria Sodani – dopo la richiesta formalizzata il 6 luglio 2019 direttamente dal magistrato all’epoca titolare delle indagini, il sostituto procuratore Alfredo Mattei. Tra gli indagati spiccava il nome di Franco Spinosa, ex responsabile della sede di Gaeta dell’ex Autorità portuale del Lazio, che, al culmine delle indagini preliminari condotte dal nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria, venne finanche raggiunto da un’ordinanza cautelare con cui venne temporeamente sospeso dal servizio.

Gli imputati furono sottoposti per lungo tempo ad intercettazioni telefoniche. Secondo l’accusa, il dirigente fu il responsabile del procedimento al termine del quale si ebbe il rilascio, da parte dell’allora presidente dell’Autorità portuale del Lazio, Pasqualino Monti, della concessione demaniale marittima numero 1 del 2015. Lo stesso – secondo il capo d’imputazione – avrebbe dovuto informare il suo presidente dell’epoca di una precisa indicazione interna al network portuale del Lazio. L’articolo 43 del decreto 27/2014, contenente il regolamento d’uso delle aree demaniali marittime nei porti di Fiumicino, Civitavecchia e Gaeta, sosteneva, ad avviso della Pubblica Accusa, che in caso di occupazione di aree demaniali marittime da parte di soggetti privi di concessione la condotta doveva essere denunciata all’autorità giudiziaria e di polizia in quanto integrante la violazione dell’articolo 1161 del Codice della navigazione deve essere avviato il procedimento finalizzato all’emissione dell’ingiunzione di sgombero ai sensi dell’articolo 54 dello stesso Codice.

All’epoca dei fatti la Procura arrivò ad ipotizzare la violazione del Dpr 32/1952 in forza del quale, in caso di istanza di concessione demaniale superiore ai due anni, doveva essere acquisito il parere dell’Agenzia del demanio e dello stesso piano utilizzazione delle aree demaniali e dei piazzali siti in ambito portuale che, approvato il 30 gennaio 2008 dalla stessa ex Autorità portuale del Lazio, parlava chiaro: nell’area oggetto della richiesta di concessione “possono essere realizzati solo manufatti per lo stazionamento del personale addetto alle funzioni di controllo, con assoluta esclusione di strutture adibite ad uso ufficio e appartamenti a privati”.

Dopo un dibattimento durato circa 3 anni ed oltre 15 udienze, in cui si sono succeduti numerosi testimoni sia dell’accusa che della difesa, all’udienza odierna il P.M. dott.ssa Marra aveva concluso la requisitoria chiedendo la condanna del dirigente portuale e dell’altro operatore e concessionario, a due anni di reclusione per il contestato reato di abuso in atti di ufficio.

Dopo la articolata discussione del collegio di difensori composto dagli Avvocati Vincenzo Macari, Alfredo Zaza d’Aulisio e Matteo Macari (per il dirigente ed un operatore portuale), unitamente all’Avv. Luigi D’Anna, difensore di altro operatore portuale, il Collegio, composto dai magistrati Tavolieri, Di Fonzo e Falchi Delitala è uscito dalla camera di consiglio, dopo circa un’ora e mezza, con sentenza di assoluzione degli imputati di abuso in atti di ufficio ed occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo con la formula più ampia.

Bisognerà attendere 90 giorni per il deposito della motivazione.

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