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Gaeta, in bicicletta per dire NO al referendum

Domenica 30 Ottobre appuntamento con tutti i cittadini per una pedalata di protesta pacifica contro il “SI” al Referendum di Renzi che trasformerà in una DITTATURA mascherata la politica del nostro Paese.

Il Programma prevede alle ore 10,00 il Ritrovo al punto di partenza: Piazza della Libertà (alle spalle Bar Triestina). Ore 10,30: partenza dalla pista ciclabile di Monte secco, Piazza Diciannove Maggio, via Firenze, corso Italia, via Bologna, via Marina di Serapo, via Firenze, lungomare Caboto dir. Gaeta Medievale, piazzale Caboto (Gran Guardia), via Duomo (fino alla Francese), ritorno da via Docibile, lungomare Caboto fino alla rotonda di Calegna, ritorno via lungomare Caboto, arrivo Piazza della Libertà.

IL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

Andare a votare NO sarà indispensabile per salvare la Costituzione, che sta per essere trasformata in carta straccia, togliendo sovranità al popolo italiano e contemporaneamente consolidando il potere assoluto di pochi, attraverso una serie di leggi poco chiare e su misura a vantaggio di banche e lobby industriali.

Cambiare potrebbe essere necessario, ma bisognerebbe farlo dando voce ai cittadini e alle necessità reali delle famiglie. Tanti personaggi autorevolissimi sono per il NO, tra i quali citiamo ….. e tra questi, Anna Falcone, avvocata cassazionista specializzata in Diritto costituzionale e amministrativo spiega perché votare “NO” in 10 principali ragioni:

  1. Non viene cancellato il Senato ma restano due Camere in campo. Il bicameralismo non viene superato, chi sostiene il contrario dice una bugia. Continuiamo ad avere due Camere che legiferano insieme su molte materie, anche se non su tutte, quando invece si poteva abolire il Senato e passare al monocameralismo (il M5S ad esempio propone di tagliare senatori e deputati dimezzando i relativi stipendi). Inoltre, i ritardi causati dalle “navette” tra le Camere sono un’invenzione: la modifica costituzionale dell’articolo 81 (pareggio di bilancio) è stata fatta in poco più di tre mesi.
  2. Troppe variabili legislative: il Senato non vota più la fiducia ma deve essere consultato su materie vitali per i governi, come la legge di bilancio. Il procedimento legislativo (articolo 70), che oggi ha 4 variabili, prevederà 8-10 «strade diverse». Il nuovo articolo 70, che oggi è di nove parole, sarà di una pagina, completamente criptica.
  3. Costi: Verrebbero risparmiati solo 50 milioni di euro per ogni esercizio annuale del Senato. Ovvero quanto costa un solo aereo F35 ordinato dalla Difesa. Diminuiscono i senatori ma la struttura del Senato rimane tale e quale. La soluzione, semmai, era quella di tagliare una parte dei 630 deputati (come propone il M5S, e poi il senato sarà invaso da sindaci e consiglieri regionali che acquisiranno l’immunità parlamentare. Un bel rischio, visto che molti di loro risultano indagati e spesso finiscono condannati per reati contro la P.A.).
  4. Referendum più difficili. Per la richiesta di referendum abrogativo le firme richieste aumentano da 500 mila a 800 mila. E anche le firme per la richiesta di leggi di iniziativa popolare passano da 50 mila a 150 mila, con buona pace della democrazia partecipativa.
  5. Vince una minoranza. La nuova legge elettorale e la riforma costituzionale sono connesse. Passi, se al primo turno una lista supera il 40% e ottiene il premio di maggioranza. Ma chi vince al ballottaggio, anche di un solo voto, governerebbe grazie ad un vero premio «di minoranza».
  6. Il governo fa le leggi. È prevista l’approvazione a data certa dei disegni di legge governativi mentre questa «corsia preferenziale» non è contemplata per le leggi di iniziativa parlamentare. Così il governo monopolizza l’attività legislativa del Parlamento.
  7. Addio decentramento. Si risponde a una brutta riforma (quella in senso federalista del Titolo V del 2001) con una soluzione peggiore. Mettendo tutte le Regioni sullo stesso piano, si torna indietro rispetto alla spinta del decentramento. Il disegno complessivo è di favorire un governo centrale più snello per assumere le decisioni strategiche.
  8. Liti tra Camera e Senato. Con l’abolizione delle materie concorrenti aumenteranno i ricorsi tra Stato e Regioni. E, vista la complessità del procedimento legislativo, aumenterà anche il contenzioso tra Camera e Senato, che ha un potere di «richiamo» delle leggi tutto da verificare.
  9. Se 47 articoli sembran pochi. La Costituzione non è intoccabile ma modificare 47 articoli della Carta a maggioranza, e in un colpo solo, deve allarmare chi ha a cuore la democrazia. Non viviamo ancora in una democrazia compiuta se quasi il 50 per cento dei cittadini non va a votare. Se il Parlamento avesse affrontato più pacatamente la questione, oggi, forse, ci ritroveremmo con una riforma condivisa senza la necessità di ricorrere a un referendum a forte contrapposizione.
  10. Il governo non c’entra. La vittoria del No non deve incidere sulla vita del governo che va avanti in base alla maggioranza in Parlamento. Il voto dei liberi cittadini, su una riforma così importante, non può sottostare a ricatti o a strumentalizzazioni sulla continuità dell’azione del governo.

TUTTI I CITTADINI consapevoli sono chiamati a diffondere i motivi del NO ai propri familiari e a non tener conto dei messaggi ingannevoli del Partito Democratico attraverso le TV occupate dai loro parlamentari collusi, ed i manifesti che hanno impestato le città italiane a nostre spese.

Gruppo Comunicazione Meetup Gaeta 5 Stelle

redazione

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